Remote working
È uno dei motivi per cui ho deciso di provare ad introdurre la “retrospettiva” a fine giornata. La realtà lavorativa che vivo è molto particolare, non la cambierei, ma nonostante abbia una serie lunghissima di pregi ha anche i suoi difetti. Uno su tutti è la difficoltà di concentrarsi pochi, magari uno solo, macro-task. Capita spessissimo di arrivare a fine giornata e avere la sensazione di aver concluso molto poco: moltissimi micro-task, in apparenza, e poco più. Non è molto diverso dalla situazione proposta da Mariano: Premessa: Anche io adoro l'impatto psicologico della...
Come probabilmente sapete uso quotidianamente un’agenda* cartacea come todo list, per tenere traccia delle attività che devo fare e di quelle fatte. Ne abbiamo parlato parecchio nei mesi scorsi. Da ieri ho aggiunto una piccola evoluzione: una retrospettiva a fine giornata. Alla fine della giornata dedico 15 minuti a fare due cose: preparare la giornata successiva trascrivendo il non fatto e aggiungendo quello che so già che deve essere fatto aggiungendo a piè di pagina della giornata correte una micro retrospettiva in stile: cosa è andato bene, cosa è andato...
Nella nostra esperienza il “pair programming” da remoto è compito arduo, gli strumenti se si trovano sono estremamente acerbi, e la semplice condivisione dello schermo non ha neanche lontanamente lo stesso effetto dell’essere seduti uno di fianco all’altro. Se in più ci mettete l’ovvia magagna delle time zone il disastro è servito. Il nostro strumento prediletto sono quindi diventate le code review. Se fai push su master o develop direttamente ti tagliamo “i ditini”: apri una pull request, per tutto. Se la pull request è troppo...
Il lavoratore remoto, a differenza di quello colocato, non socializza, o fa molta più fatica a socializzare, proprio perché non c’è un “posto” di lavoro che ne favorisca il processo. È quindi facile diventare l’orango di turno che, come in natura, vive la sua vita in solitaria. Solo che il buon orango ha uno scopo ben preciso nello star da solo, mentre sappiamo che l’essere umano molto rapidamente si trasforma in uno strano mostro alienato dalla società. Il lavoratore remoto deve quindi fare qualcosa di proattivo per stimolare socializzazione dato che non è immerso in un contesto...
Se da un lato scrivere è attività da ponderare, dall’altro per il lavoratore remoto è attività fondamentale. Ogni volta che dovete condividere qualcosa con i colleghi in un modello colocato sareste portati ad indire una riunione. Quando lavorate da remoto è molto facile transitare da una riunione ad una conference call, peccato che questa invada lo spazio e l’autonomia di tutti gli invitati come farebbe un lock pessimistico in uno database con alto traffico. Un disastro insomma. Non che in uno scenario colocato non lo sia, anzi. La soluzione alla condivisione di materiale è, ad esempio,...
È probabilmente un consiglio che vale sempre, ma ancor di più per il lavoratore remoto: quando sono le emozioni a guidare non usate comunicazione scritta. WhatsApp è causa della rottura di una quantità abominevole di rapporti, lo so è triste e anche un po’ deprimente. Ho assistito personalmente ad amicizie di lunghissima data andate in frantumi per un’interpretazione sbagliata di un messaggio scritto. E attenzione, non c’è faccina che tenga, se poi ci mettiamo che c’è gente che si è nascosta molto bene quando hanno cercato di insegnarli grammatica, ortografia e l’uso dei famigerati puntini di sospensione…siamo...
Le dinamiche del lavoro colocato non si possono applicare al lavoro remoto, questo credo sia ormai chiaro. Ne stiamo parlando da un po’ e con i ragazzi di dotNetPodcast stiamo anche registrando una serie di puntate sul tema. In un ambiente colocato l’ambiente vi osserva, i vostri colleghi vi osservano, il vostro capo vi osserva. In un ambiente in cui c’è contatto fisico con le persone il linguaggio non verbale è una componente importantissima. Questo significa che la comunicazione può essere in qualche modo passiva, non siamo noi a dover per forza iniziare una comunicazione, ma possono...
Spesso il lavoratore remoto è anche promotore convinto del lavoro nomade fatto in spazi di co-working o Starbucks e affini. A prescindere dal dove è molto importante che l’ambiente che scegliete per lavorare sia idoneo a voi, non tanto al compito che dovete portare a termine, quanto proprio a voi come persona. Io non sono animale da co-working, l’ho detto pubblicamente qualche tempo fa: Ma in generale non sono animale da spazi popolati dove conosco le persone. Lo so questa è curiosa: riesco a lavorare seduto per terra in stazione Centrale a...
Se lavorate da remoto e state facendo 9/18 con 1 ora di pausa pranzo state sbagliando tutto. Il lavoratore remoto è diverso, deve essere diverso e deve giovare dell’essere diverso. Forse qualcuno avrà notato che ho cambiato la cadenza dei post, non ce ne sono più il venerdì. Perché? Semplice sono in ferie tutti i venerdì fino a fine agosto. Anche quest’anno per ora niente ferie lunghe e consecutive, ma lo stress e la fatica si accumulano comunque, la flessibilità che ho mi permette con tranquillità di prendermi 14 venerdì di ferie. Allo stresso tempo visto che fa...
L’organizzazione della propria giornata lavorativa, in particolare se si è da soli nel proprio ufficio, è particolarmente complessa e rischia di essere il nostro tallone d’Achille. Una giornata mal organizzata può solo portare a: Sensazione o effettiva poca produttività. Poca soddisfazione. Frustrazione Giorno dopo giorno, mano a mano che si accumulano le settimane la cosa può solo finire male. Prevenire è meglio che curare Non ci sono ricette magiche, una delle cose che ho compreso essere molto importante è il costante confronto con i colleghi, ove...
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