È probabilmente un consiglio che vale sempre, ma ancor di più per il lavoratore remoto: quando sono le emozioni a guidare non usate comunicazione scritta.
WhatsApp è causa della rottura di una quantità abominevole di rapporti, lo so è triste e anche un po’ deprimente. Ho assistito personalmente ad amicizie di lunghissima data andate in frantumi per un’interpretazione sbagliata di un messaggio scritto. E attenzione, non c’è faccina che tenga, se poi ci mettiamo che c’è gente che si è nascosta molto bene quando hanno cercato di insegnarli grammatica, ortografia e l’uso dei famigerati puntini di sospensione…siamo a posto.
Polemiche a parte: Scrivere è difficile, comunicare emozioni scrivendo lo è ancora di più, essere diplomatici mentre si è guidati dalle emozioni e nello stesso tempo si sta scrivendo è compito assai arduo.
Gli strumenti di comunicazione del lavoratore remoto sono nella maggioranza dei casi basati sulla scrittura, vuoi che sia una mail, la chat aziendale o un artefatto di qualsivoglia genere. Ci sono tanti momenti nella quotidianità lavorativa in cui vi girano, non è mica un peccato, o momenti che sono comunque guidati dalle emozioni. Ecco, se dovete esternare qualcosa in questi momenti fate il possibile per non farlo per iscritto, vis-a-vis è nettamente meglio.
Le parole saranno supportate da tutta la comunicazione non verbale e le reazioni del vostro interlocutore vi aiuteranno, spesso inconsciamente, a gestire la situazione.
Questo è ancor più importante se la comunicazione è pubblica, come ad esempio nel nostro caso dove moltissimi degli scambi di opinioni avvengono in commenti su GitHub in repository pubblici, dove molti degli osservatori sono anche totalmente a digiuno del contesto.