Abbiamo già accennato all’importanza dell’ambiente che ci circonda, zoomando sulla nostra postazione di lavoro è facile rendersi conto di come l’attenzione li debba essere ancora maggiore.
Non ho ricette. Ho solo quello che va bene per me.
Ne ho scritto sul mio blog in inglese, [1] e [2], “confessando” di essere uno stand up worker. A me piace e funziona anche abbastanza bene, lungi da me il poter dire che sia meglio o peggio. A prescindere dal modo in cui lavorate, in piedi o seduti, ci sono però alcune cose su cui non ha senso lesinare.
- Una sedia decente, o ancora meglio Herman Miller, è il minimo sindacale. Non ha senso spendere la maggior parte della vostra giornata su una roba comperata al supermercato di turno. Ne va della vostra salute. Allo stesso modo di un maratoneta che corre con le All Star.
- Un tavolo funzionale alla vostra attività, non uno strapuntino ricavato in un sottoscala. Corredato da un’illuminazione decente.
- Un monitor decente ve lo dovete concedere (http://blogs.ugidotnet.org/topics/archive/2016/06/29/perche-noi-valiamo.aspx).
Ma sono banalità, direte voi. E io sono completamente d’accordo con voi. Potremmo andare avanti per ore a parlare di banalità o di diatribe in stile singolo monitor o multi monitor.
La verità dei fatti è che troppo spesso vedo il lavoratore remoto auto infliggersi punizioni che non hanno senso. Dimenticando le banalità di cui sopra.
Non auto-infliggetevi punizioni per colpe che non avete. È il primo passo verso il considerarvi un lavoratore di seconda scelta e di conseguenza nel farvi considerare un lavoratore di seconda scelta.
Qui ci sono alcuni consigli molto interessante, magari scontati per alcuni, ma non per altri: https://taskomat.tech/it/blog/mindset/7-suggerimenti-per-creare-un-home-office-produttivo-organizzato-ed-accogliente
[1] http://milestone.topics.it/2015/07/01/on-working-standing-up.html
[2] http://milestone.topics.it/2015/12/08/on-working-standing-up-take-2.html