swimmer-1678307_1920

Nuoto, da ragazzino nuotavo. Sono anche bradicardico, a 44 anni ho ancora 46/48 battiti a riposo a volte anche meno. Ne consegue che la mia specialità è sempre stata il fondo. Quindi 800, 1500 o oggi le tipiche distanze da triathlon o di più. Da ragazzino avevo un difetto, sulle lunghe distanze a stile libero nelle ultime vasche tendevo a smettere di fare la classica virata con capriola (flip turn) in favore della virata tradizionale. L’allenatore del tempo sosteneva che fosse solo ed esclusivamente una questione di paura, l’aspetto psicologico prendeva il sopravvento e verso la fine tendevo ad evitare le cose rognose. Peccato che il personaggio insistesse nel sottolineare che io avessi paura. Lui era il coach, quello che sapeva, quindi aveva per forza ragione.

Peccato che non capisse un cazzo, ma io non avevo a quell'età nessuna base per comprendere che il problema fosse lui.

Una delle cose fondamentali nel nuoto è la respirazione, lo è in tutti gli sport ovviamente, ma nel nuoto c’è il dettaglio che non respiri quando decidi tu, ma solo quando hai la testa fuori. La respirazione è quindi influenzata dal ritmo della bracciata. Quando la tecnica è buona il tempo in cui mezza faccia è fuori dall'acqua per respirare è tipicamente pochissimo. Questo fa si che nel nuoto la respirazione è si importante ma l'espirazione è fondamentale.

Se si espira male, leggasi non a fondo, si accumula CO2 nei polmoni, nel tempo che la mezza faccia sta fuori l'aria che si è in grado di immettere si riduce perché i polmoni non sono abbastanza vuoti, debito di ossigeno –> iperventilazione –> dispnea. Ovvio che iperventilare mentre si nuota non è molto fattibile, ergo dopo qualche vasca la virata con capriola diventa una rogna perché il tempo di apnea è decisamente superiore a quello della bracciata.

Il segreto è semplice: espirare con tutta la forza possibile prima di tirare fuori la testa per respirare, fine de giochi. Semplice ed efficace. E quello era uno stronzo.

Quindi? direte voi…

Il succo della questione è che fare il coach o il mentor è un lavoro difficile, molto difficile. Ogni volta che vostro allievo o mentee non ci viene dietro la prima cosa da fare è mettere in discussione noi stessi in quanto coach o mentor. Analizzando il nostro comportamento alla ricerca di falle ed errori.

BTW, nuotare è un ottimo modo per meditare.