I momenti di aggregazione extra-lavorativi o durante le pause sono ottimi per consolidare quei rapporti umani fondamentali per la costruzione di un buon team.

Per il lavoratore remoto questa cosa è difficile, se non impossibile in certe situazioni.

Le pause con i colleghi semplicemente non ci sono

Mentre in uno scenario “tradizionale” viene abbastanza naturale che le persone che condividono lo stesso spazio fisico tendano anche a condividere momenti extra-lavorativi, vuoi anche solo sotto forma di racconti e aneddoti, per il lavoro da remoto dove lo spazio fisico non c’è, il processo di condivisione semplicemente non si avvia. Quando si è online si tende a mettersi in modalità “get shit done” e bando alle ciance, niente chiacchiere.

Questo fa si che i rapporti umani si formino e crescano con una lentezza esasperante, al limite del frustrante in alcuni casi.

Quindi?

Non ritengo che soluzioni tentativi come organizzare meeting ad hoc per simulare le pause caffè abbiano l’effetto desiderato, noi ne abbiamo (Coffee Connection, Beer o’clock, etc.) e non mi pare di poter dire che sortiscano l’effetto desiderato. Mentre ci sono due cose che apparentemente stanno portando i frutti desiderati:

  1. gli incontri fisici, quasi ovvio, anche se rari e per breve tempo, come ad esempio un weekend, hanno un fortissimo impatto
  2. le sessioni uno a uno con il tuo mentor, dopo un po’ si tende a chiacchierare di qualsiasi cosa, creando inevitabilmente un rapporto forte.

Per il povero consulente da remoto non ho proposte. Già on-site spesso è una vittima del sistema, e solo dopo lungo tempo e costanza diventa parte del team, quando è da remoto viene presto dimenticato se mai qualcuno si accorge che esiste. Fortunatamente non faccio il consulente da remoto.