Era un venerdì di Ottobre 2013, atterravo a Newcastle e il giorno successivo sarei salito sul palco per il mio primissimo talk in inglese. Nel viaggio tra l’aeroporto e l’albergo il tassista mi parlava e io mi chiedevo se stesse parlando inglese. Newcastle è quasi Scozia, e anche gli inglesi stessi dicono che lassù non è che parlino proprio inglese, quindi in parte ero scusato ;-)
Alla cena speaker il venerdì sera, complice il fatto che non conoscevo nessuno e che io non sono la socialità fatta a persona, l’interazione con il mondo che mi circondava è stata abbastanza limitata. Il tutto ovviamente era condito dalla mia incapacità di relazionarmi in inglese, in mezzo a 20 persone tutte native, in un locale rumoroso, con la musica.
La giornata di conferenza, tutto sommato, alla fine è andata bene, soprattutto considerando che era la prima esperienza.
Alla sera lo stress accumulato era tale da farmi saltare la cena. Ho dormito circa 11 ore quella notte.
Poi tutto è cambiato
Già ad agosto di quell’anno collaboravo part time con Particular Software, collaborazione che è diventata full time ad aprile 2015. Ricorderò sempre il primo company meeting, giugno 2014 a Londra, arrivavo a sera e non vedevo l’ora di scappare in camera e ascoltare un qualsiasi schifo di programma televisivo in italiano (si in albergo si vedeva RAI 1). Ricordo perfettamente anche che il primo collega che ho visto dal vivo è stato Greg, australiano, con cui ho speso una mezz’oretta prima di cena. Anche in quel caso mi chiedevo se lui stesse parlando inglese…ma soprattutto cercavo di capire come fosse possibile generare così tante parole al minuto.
Avanti veloce
Quasi 4 anni dopo la mia prima esperienza come speaker in inglese.
Sono reduce da un bellissimo weekend a Bristol, con un paio di colleghi, per partecipare a DDD SouthWest 7. Il mio inglese è lontano dall’essere decente (IMO) ma è ad un livello tale che mi permette:
- di rendermi conto che la lingua parlata dagli altri è la stessa che sto cercando di parlare io
- di sopravvivere egregiamente ad una cena con una 20 di persone, condita da confusione e musica. Ma soprattutto seguita da qualche pinta in un pub, continuando ad essere in grado di interloquire
- di gestire un’ora di presentazione, domande e discussioni in una sala con una sessantina di persone
È faticoso, ma ne vale la pena
Lungi da me il suggerirvi di andare a parlare all’estero, non è questo il punto, e mi rendo conto che l’essere l’unico italiano in un’azienda straniera ha forzato un po’ la mano, altrimenti non sarei sopravvissuto. Ho comunque studiato e investito parecchio.
Non vuole essere un post auto celebrativo, anche perché non ho nulla da vendere, piuttosto vuole essere un monito:
- non si finisce mai di imparare
- c’è sempre qualcuno che ne sa più di voi, soprattutto se è la sua lingua nativa ;-)
- mettersi spesso in gioco è un ottimo modo per migliorare
- studiate sto cazzo di inglese, ma soprattutto usatelo, usatelo e usatelo
Fate anche un paio di favori a voi stessi:
- piantatela di pensare che l’inglese sia una lingua “facile” e che tanto ve la cavate. Si certo probabilmente siete in grado di ordinare da mangiare al cameriere spagnolo che lavora nel fast food londinese.
- piantatela di pensare che siano gli inglesi ad essere stronzi quando secondo voi fanno finta di non capire. L’inglese è una lingua foneticamente molto difficile, in particolare per noi italiani; hanno ragione loro quando non vi capiscono :-)