Ne ho parlato ai Community Days e ad un certo punto ho usato questa slide:

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Il messaggio che volevo far passare, e di cui ho parlato è che Self-Managment non significa anarchia, ma se preso alla lettera porta all’anarchia. Il che potete bene immagine che non è un bene.

Ci sono due ordini di problemi

Self-Management è il peggior termine che si potesse usare, perché implica autogestione, quindi tutti-tutto. E questo è il primo problema. Il secondo è che l’autogestione, funziona, ma non scala. Ci abbiamo provato e abbiamo fallito, finché il numero di attori coinvolti è basso l’autogestione è applicabile al crescere delle dimensioni semplicemente porta al collasso del processo decisionale, o almeno questa è stata la nostra esperienza.

Il manager non è la soluzione

Ovviamente verrebbe immediatamente da pensare che una struttura decisionale, quindi un set di manager, è la soluzione. Falso, il self-management funziona, ma essendo la terminologia la peggio possibile si confonde struttura con processo e quindi si pensa che eliminando la struttura decadano anche i processi. È vero esattamente l’opposto, in un non-struttura fluida i processi, tra cui quello decisionale, sono essenziali per il buon funzionamento del tutto.

A questo punto il problema vero diventa definire i processi, dimenticandosi il passato, senza imporsi una destinazione nota. Come ho già avuto modo di sottolineare se volete intraprendere questa strada il vostro obiettivo non deve essere il self-management, o per usare il termine corretto una “Teal Organization”, ma piuttosto l’obiettivo deve essere smettere di essere una struttura tradizionale.

Lungo la strada, che probabilmente non finirà mai, ad un certo punto vi ritroverete a dirvi: si, vero, per certi aspetti siamo una Teal Organization.