Milano, 21 luglio 2005: the day after.
Quando gli U2 erano ancora gli U2 (cit.), una "roba" tipo Vertigo non sarebbe mai finita in scaletta. "Questi" U2, invece, la propongono come pezzo d'apertura ed anche nei bis. Però "questi" U2 subito dopo attaccano con "I will follow" (credo a titolo di parziale risarcimento) e in 2 ore di *spettacolo* piazzano dentro: "New year's day", "Sunday bloody sunday", "Bullet the blue sky", "With or without you", "I still haven't found what I'm looking for" ed altre ancora.
"Quegli" U2 andavano a cavallo col colbacco, "questi" invece hanno gli occhiali da sole e fantasmagorici megaschermi ed effetti scenici, ed io per Zooropa credo che non li perdonerò mai (chi ha detto: "E chi se ne frega?" <g>). E poi magari la vendita dei biglietti potevano anche gestirla meglio. Però "questi" U2 suonano anche "Miss Sarajevo", al termine della quale trasmettono la lettura (con tanto di proiezione su megaschermo) della "Dichiarazione universale dei diritti umani" e subito dopo ti ammazzano con "Pride" e non fai a tempo a farti passare la pelle d'oca che sei immerso da un turbinio di bandiere delle nazioni africane mentre loro fanno "Where the streets have no name". Che dire? Coloro il cui cuore batte ancora a Red Rock non sbagliano a "marcar visita", ma quelli che (come me) riescono ancora ad emozionarsi davanti ad una sgualcita bandiera che mostra uno scudetto vecchio di 16 anni (più o meno incuranti di ciò che è successo nel frattempo), hanno fatto bene ad esserci. Ora che ci penso: Daniele, tu sei milanista... Che ci sei venuto a fare (oltretutto febbricitante), allora?
Sometimes you can't make it on your own.
<TitoliDiCoda>
A nessun Roberto Messora è stato fatto del male durante la visione del concerto o la stesura di questo post :-)
</TitoliDiCoda>