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Riflessione personale: i programmatori e le nuove tecnologie

Ieri il post di Simone ha indotto anche me ad una riflessione. Però la mia riflessione non è ne su Architetetti vs. architetti ne su ALT.NET vs "MS tools and technologies, bensì sul rapporto tra i programmatori e le nuove tecnologie.

In particolare ragionavo su questa frase che in quest'ultimo periodo mi tocca in modo particolare:

I don't want to point the finger against anyone, but in my experience with previous jobs, I was the only one interested in staying up to date with the technologies, learning new approaches. I was the only one that fought with the CTOs to setup a CI process and introduced a kind of TDD approach inside the projects. In January, I was the one that informed the dev team that there was a new version of the .NET framework, version 2.0 (no, not the 3.5, the 2.0... and it was 2 years after is has been released).
So, I might have been very unlucky, but the truth is that 80% or more of the developers only care about working 9 to 5, have their work done with the least possible effort, and don't study to stay up to date with the new trends or technologies, they goes to user group meetings only if they are during the working hours and their employer doesn't take off a day of annual leave.

Penso che la situazione descritta da Simone sia comune a molti e che i fortunati che riescono ad applicare nel lavoro le tecnologie appena uscite siano veramente pochi se rapportati alla totalità dei programmatori. Ma non sempre è colpa della "mediocrità" dei programmatori o della loro scarsa voglia di innovarsi (non dico che non ci siano casi di questo genere, tutt'altro!). Questo credo sia particolarmente vero per chi lavora come dipendente.

Per quanto mi riguarda attualmente sono l'unico nella mia nuova azienda ad avere una certa esperienza con .NET e in particolare con la versione 2.0. Tutti gli altri sono ancora "ancorati" a VB6 e in particolar modo ad ASP. Non credo che una situazione del genere riguardi solo noi.

Il motivo di questa "staticità" non va però ricercato in una scarsa volontà dei singoli, ma bensì va ricercato nelle "dinamiche aziendali". Nella pratica si corre tutte il giorno inseguendo un progetto dopo l'altro, inseguendo un cliente dopo l'altro. Il prodotto attuale funziona, è solido, è stato installato e personalizzato decine e decine di volte. I clienti sono contenti e soddisfatti. Perchè cambiarlo? Perchè "perdere" tempo a convertitlo? Chiaramente le mie sono domande retoriche e, ad onor del vero, anche da noi si è cominciato il lento processo della conversione verso il mondo .NET.

Ma è un processo lungo, difficile e soprattutto costoso. Oltre alla riprogettazione del software, vanno formate principalmente le persone, che devono sperimentare, studiare e assimilare i nuovi concetti, i nuovi costrutti, i nuovi ambienti di sviluppo. Ma se fanno questo, non producono, non fatturano (detto in termini "commerciali"). Non tutti infatti hanno la possibilità di studiare nel tempo libero. Gli impegni sono per tutti mille e il tempo libero è sempre più ridotto.

E allora? E allora si rimane ancorati, al proprio sapere, alla tecnologia che si sa usare da anni e che non ha mai "tradito". Questo fino a che qualcosa non scoppia. Quando la tecnologia usata diventa talmente obsoleta da essere percepita come tale anche dai clienti finali.  Quando si inizia ad avere difficoltà a vendere i propri prodotti perchè il cliente percepisce la loro "obsoloscenza", perchè ad esempio,  l'interfaccia grafica non è quella che è abituato a vedere nei programmi comunemente usati.

Allora si che si corre ai ripari, ma forse è troppo tardi...

posted on venerdì 12 ottobre 2007 17:42 Print
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# re: Riflessione personale: i programmatori e le nuove tecnologie
Alessandro Sorcinelli
12/10/2007 18:09
Sono d'accordo con te e non sto accusando l'azienda tutt'altro. Capisco il punto di vista dell'azienda, ma capisco anche il punto di vista di chi, non riesce a stare al passo con i tempi perchè magari non riesce a studiare la sera. Adesso che sto mettendo su casa, mi accorgo che non è semplice ricavare del tempo per questo genere di attività
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# re: Riflessione personale: i programmatori e le nuove tecnologie
simone
12/10/2007 23:11
Il mio post ha scatenato un reazione veemente anche di Ayende (http://ayende.com/Blog/archive/2007/10/12/ALT.Net-and-the-Enterprise.aspx), nel quale lui dice che questa gente va educata, istruita e guidata.
Il problema è che quando ad uno dev vengono offerti 1000€ al mese, indipendentemente dal livello di seniority, è anche difficile per il dipendente trovare la "voglia" di fare bene il suo lavoro, anzi, se riesce, cerca di fregare il datore di lavoro per ripicca.
E, cmq, l'Italia non avrà mai modo di eccellere nell'ICT, xè lavorare nel mondo dei "computer" implica una serietà e una certa pianificazione che manca nella cultura impreditoriale italiana, dove tutto è un tirare a campare, fare un passo, e poi, quando si sta per appoggiare il piede a terra, vedere se c'è erba, cemento o se un cane di qualche cittadino incivile ha fatto i suoi bisognini.
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# re: Riflessione personale: i programmatori e le nuove tecnologie
Mauro Bennici
12/10/2007 23:38
Dipende anche molto dalla forza di volontà del programmatore. Io ho sempre studiato le nuove tecnologie sacrificando molte ore del mio esiguo tempo libero quando necessario. Quando 1000 euro al mese erano un miraggio e quando in azienda la programmazione ad oggetti era ancora la "nuova tecnologia".
Inutile dire che il tutto poi mi è servito, in altre aziende ovviamente ..
Concordo con Ayende quando dice le persone vanno istruite/obbligate dall'alto (architetto o dirigenza che sia) ma, come dice giustamente Simone, in Italia questa istruzione/obbligo viene visto come un'inutile spesa..
Per concludere, penso che un programmatore che non abbia la voglia di imparare per quanto lo si possa "obbligare" a farlo sarà comunque una "pecora" programmatore :(
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# re: Riflessione personale: i programmatori e le nuove tecnologie
Andrea
13/10/2007 22:00
Sembra banale dirlo, ma il tempo è denaro e nessuno lavora per nulla. Uno sviluppatore si aggiorna se lo fà a spese dell'azienda (nelle ore lavorative) oppure se lo studio lo può portare ad un miglioramento della propria posizione lavorativa (nella stessa azienda o - se interessato - passando ad un'altra azienda). Se nell'azienda/ambiente in cui lavora non si trova in nessuna di queste due condizioni, non si può pretendere che abbia una spinta a migliorarsi.
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# re: Riflessione personale: i programmatori e le nuove tecnologie
Andrea
13/10/2007 22:04
Aggiungo anche che in Italia, pur troppo, la seconda condizione viene a mancare, anche perchè è diffusa la mentalità del "posto fisso" e pochi sono disposti a diventare imprenditori di se stessi e cercar di fare strada presso altre aziende se l'azienda presso cui lavorano non dà loro opportunità di crescere.
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# Some clarifications on my opinion about ALT.NET
CodeClimber
15/10/2007 03:39
Some clarifications on my opinion about ALT.NET
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# re: Riflessione personale: i programmatori e le nuove tecnologie
alessandro
15/03/2009 22:17
concordo con tutto cio' che avete detto ......ognuno di voi ha le proprie ragioni....la verità è che nell'aziende informatiche (ne ho gia girate 4 )c'è un grande pressapochismo.....a me questo da veramente fastidio ma in fin dei conti le aziende devono fatturare....e noi programmatori, fare il lavoro che ci viene chiesto per cio che siamo pagati...la crescita professionale è solo un nostro scrupolo......anzi dp le ultime bastonate che ho preso in azienda....le novita tecnologiche che apprendo le tengo per me .....e mai piu le metto a disposizione dell'azienda.....
lo farei solo nel caso in cui mi velocizerebbe il lavoro....nn c'è motivo ....se volessero fare crescere il proprio personale lo farebbero e invece no......quindi il comportamento vien da se!!.....
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