Dopo la mia riflessione precedente, segnalo questo post di Daniele Bochicchio.
Chiaramente quoto tutto al 100%, comprese le virgole e i punti. Stavo iniziando a lasciare un commento, ma dato che stava diventando un po' troppo lungo ho deciso che forse era meglio esprimere il mio parere direttamente con un post.
Il divertimento e la passione sono due componenti fondamentali nel nostro lavoro. Se mancano, come dice Daniele si cade nella noia e nella depressione e si va avanti facendo stancamente il proprio compitino.
Mi chiedo questo però: e' così difficile per un datore di lavoro capire che in un'azienda informatica i programmatori sono fondamentali? E' così difficile capire che se si lavora con dei computer obsoleti o con dei monitor CRT vecchi di decenni e sfarfallanti non si sta certamente lavorando nelle condizioni migliori?
Fortunatamente attualmente non sono in queste condizioni, ma fino a qualche mese fa la situazione era quella. Mi sono sempre chiesto una cosa: ma perchè deve essere sempre il programmatore a "scassare i maroni" per avere un computer decente? Partendo dal presupposto di voler utilizzare le ultime tecnologie presenti sul mercato e non VB6, non sarebbe il datore di lavoro il più interessato ad avere i dipendenti il più efficiente possibile? Come dice Daniele il PC del programmatore dovrebbe essere il più pompato dell'azienda, più di quello del titolare che magari lo usa solo per mandare qualche messaggio email o per scrivere documenti con Office.
Invece stranamente non è così, o almeno spesso non è così. Capisco che ci siano problemi di bilancio, di entrate e di uscite, ma si lavora nel campo dell'informatica, si lavora con i computer, non si stanno costruendo cucine. La cucina magari dura e funziona bene per 10 anni, il computer dopo 10 anni lo puoi usare solo come fermacarte.
Sull'orario non sono così "libertino" come Daniele. Capisco anche che, quando si lavora in gruppo e con tanti colleghi, non si possa avere un orario completamente flessibile. Altrimenti se ognuno avesse esigenze diverse, ci si vedrebbe veramente poco in ufficio!
Però vanno considerate tante altre cose:
- Arrivare mezz'ora (o un'ora) dopo alla mattina o uscire prima alla sera non cambia molto i rapporti aziendali.
- Visto che spesso gli straordinari non si pagano, se si esce un'ora prima un giorno e si rimane un'ora di più il giorno dopo ci dovrebbe essere una compensazione. Invece sembra che conti solo l'ora che si è preso di permesso (sto parlando in generale, attualmente per mia fortuna la mia situazione non è questa!).
- Se c'e' un'assistenza tecnica che ha orari fissi, i programmatori non devono essere obbligati a seguire lo stesso orario, tranne in casi di necessità particolari. Sono due lavori diversi e i dipendenti non sono tutti uguali. Chi fa assistenza tecnica è giusto che sia reperibile nell'orario che si è prestabilito.
- La settimana ha cinque giorni lavorativi. Il pomeriggio quasi tutti vanno a casa con orari che vanno dalle 17 alle 18. Perchè mai le riunioni si devono fare sempre il venerdì pomeriggio 10 minuti prima di andare a casa? C'e' un qualche accordo segreto che obbliga i datori di lavoro a questo genere di "soprusi"?
Ultima questione: i tempi dello sviluppo. Scrivere codice alla velocità della luce, senza progettazione, senza analisi, senza uno straccio di commento (no le parolacce lasciate qua e la nel codice non contano come commenti), senza documentare in nessun modo quello che si sta facendo, porta (non sempre) a rilasciare accrocchi semi-funzionanti in tempi rapidi. Lavorando in questo modo però qualche problemino prima o poi nasce....
Quindi se poi il cliente BIG01 si inca**a come una salamandra quando dopo qualche giorno l'accrocchio smette di funzionare (di solito succede sempre a ridosso della riunione citata al punto 4), non ci si deve stupire più di tanto!