Settimana scorsa, chiacchierando con due nostri amici di fronte ad una carrellata di polente in ogni forma e salsa, è saltata fuori una battuta su come il termine "contesto" venga usato così spesso dai progettisti.
Al di là della semplice battuta, già da un po' di tempo mi sono reso conto di quanto anche io utilizzi quella parola. Ci ho anche già riflettutto in passato e credo il mio utilizzo di quella parola sia quasi sempre mirato.
Non mi piacciono di norma quei discorsi seriosi che non hanno un contesto, che iniziano dalla citazione di un servizio al telegiornale e finiscono con il citare come elemento di discussione un'esperienza personale, gettando concetti e fatti più disparati in un unico irreale eterogeneo calderone.
Per me è importante in un discorso cercare di attenersi ad un contesto ben definito se si vuol cercare di evitare incomprensioni e soprattutto se si vuole evitare di fare affermazioni campate per aria (e quindi poco utili) proprio perchè non risultano relative ad alcun contesto concreto.
In un contesto informatico invece (ok, qui l'ho scritto apposta! ), durante un lungo ed interessante confronto di qualche mese fa con Micky riguardante l'analisi tecnica, il concetto di "contesto" è tornato a farla da padrone nella mia testolina, a braccetto con i concetti di "confine" e di "interfaccia" (da cui è nato il concetto di BoundariesInterfaceContext di cui magari scriverò in futuro).
Per finire, oggi, quando ho rimesso (finalmente) le mani sul "PersistenceContext" mi son ritrovato a dover definire, al suo interno, un insieme di "TransactionContext", necessari per elevare al BizLayer la gestione della transazionalità di alcuni processi complessi di business.
Insomma, c'è solo da sperare di non beccarsi un attacco di "contestite" acuta!