Approaching Fx3 #1: "Pensare" in WPF

Ho seguito con interesse gli sviluppi di WinFX dalle prime presentazioni.

In particolare credo proprio che WPF e WCF siano i due strumenti che finalmente ci daranno la possibilità di traghettare verso il nuovo "concetto" di software.

Eh, già... perchè secondo me qui non si parla di "evoluzioni" di una base esistente, ma più che altro, da un certo punto di vista, di una nuova generazione di strumenti.

Ho ascoltato con molto piacere le impressioni "unplugged" di parecchie persone in merito a WPF e devo dire che ognuna di queste mi ha aiutato ad affrontare l'argomento da diverse "angolazioni".
C'è chi dice che WPF è troppo complicato rispetto a quello che offre, c'è chi dice che tutte quelle "potenzialità estetiche" non servono in ambito gestionale; tutto sommato sono tutte opinioni "ragionevoli", ma credo che entrambe non tengano conto di quel punto di vista a cui mi riferivo poco fa.

Per caso mi sono imbattuto in un articolo relativo ai dispositi touch screen e sebbene l'argomento non sia direttamente collegato a WPF, nel contenuto c'è invece una stretta analogia, soprattutto negli spunti del mondo cinematografico riportati, che sono gli stessi che avevo in mente io (e credo di non essere il solo) prima di trovare quella pagina: il pannello di analisi delle "visioni" dei precox in Minority Report e la stanza del controllo flotta di Zion in Matrix.

In entrambe queste rappresentazioni oltre all'interfaccia touch screen si può apprezzare il modo in cui le informazioni venivano letteralmente manipolate: ciò che serve viene posto istantaneamente in primo piano per un comodo utilizzo, senza nutriti menù, pannelli informatici od altro a "rubare" spazio ed attenzione quando non serve (le nuove toolbars di Office 2007 sembrano fare qualche sforzo in questo senso).

Nel contempo, però, tutte le informazioni contestuali sono facilmente, rapidamente e soprattutto intuitivamente reperibili e consultabili su richiesta ed ovviamente passano all'occorrenza in primo piano ed al centro della "scena".

Quindi la difficoltà più grande, secondo me, è proprio imparare a ragionare in questa direzione, senza cadere nella tentazione di considerare questi concetti come pura fantascienza.

Pertanto uno degli errori in agguato potrebbe essere quello di  progettare interfacce grafiche con WPF che in realtà sono solo un "restyling" delle analoghe cugine in WindowsForms.

 

Ho dato un'occhiata all'esempio che si è visto girare in quasi tutte le presentazioni Microsoft relative a WPF: Healthcare Prototype.

E' innegabile che il primo impatto sia di una spettacolarità non indifferente, ma ad una successiva analisi con la dovuta calma ci si rende conto che forse, per quanto io non sia sicuramente qualificato per esprimere giudizi su un così bell'esempio, il menù di sinistra sembra rimanere organizzato alla "vecchia maniera" seppur rappresentato con una grafica superlativa.

Questo infatti rimane "menù" anche quando non serve, per esempio quando viene visualizzata la scheda con i dettagli del paziente, e soprattutto continua a visualizzare tutti i dettagli che non sono necessari in quel momento. Oltretutto il menù viene "inclinato" ma rimane operativo, rendendo il proprio utilizzo meno agile a fronte di un minimo recupero di spazio.

E' chiaro che questa non vuole essere una critica! Quell'applicazione è solo un (ottimo) esempio che ha come obiettivo quello di illustrare le potenzialità tecniche di WPF. Anzi, ci sono tre aspetti che invece gradisco molto:

  • il menu interno della scheda dettagli del paziente è a scomparsa (anche se viene "scoperto" solo per caso);
  • non esiste un menù classico e nonostante tutto non se ne sente la mancanza, perchè i "links" di comando sono sempre sotto mano nel contesto specifico;
  • l'utilizzo e la navigabilità sono decisamente intuitivi (salvo qualche funzionalità).

Per concludere, credo che forse l'aspetto più importante da tener presente in un'interfaccia grafica di nuova generazione sia lo zoom: pannelli ed elementi "dinamici" che si ingrandiscono, si rimpiccioliscono e si spostano a seconda del contesto.

Certo é che tra il dire ed il fare "ci sta" l'apprendimento di uno strumento quasi completamente nuovo e tutt'altro che banale...

Print | posted @ sabato 13 gennaio 2007 21:17

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