Come ormai risaputo, nella giornata di ieri, 13/01/2005, la corte costituzionale ha dichiarato inammissibile il referendum che voleva abolire nella sua interezza la famigerata legge sulla fecondazione assistita, uno dei testi più biechi che l'attuale governo abbia mai promulgato.
Questo fatto, a mio parere pone due questioni; Innanzitutto occorre capire che la dichiarazione di inammissibilità del quesito, non ha alcun fondamento giuridico, ma è al limite resa possibile da un "prassi", che "non è legge", come bene bisogna tenere presente. Il testo costituzionale, all'articolo 75 recita così:
Art. 75 . È indetto referendum popolare per deliberare l'abrogazione, totale o parziale, di una legge o di un atto avente valore di legge, quando lo richiedono cinquecentomila elettori o cinque Consigli regionali.
Non e ammesso il referendum per le leggi tributarie e di bilancio, di amnistia e di indulto, di autorizzazione a ratificare trattati internazionali.
Hanno diritto di partecipare al referendum tutti i cittadini chiamati ad eleggere la Camera dei deputati.
La proposta soggetta a referendum è approvata se ha partecipato alla votazione la maggioranza degli aventi diritto, e se è raggiunta la maggioranza dei voti validamente espressi.
La legge determina le modalità di attuazione del referendum.
Ora è chiaro che il referendum sulla fecondazione assistita, non riguarda la materia tributaria, di amnistia o di indulto e tantomeno un trattato internazionale. Perciò bisogna prendere atto del fatto che la corte costituzionale ha emesso un verdetto incostituzionale.
La prassi che poco fa citavo, apre la strada alla seconda questione. Secondo una prassi, ereditata dai giorni bui della prima repubblica (saranno mai questi giorni luminosi?), la consulta dichiara inammissibile un referendum qualora la sua applicazione porti al cosidetto "vuoto legislativo", ovvero crei una mancanza di legge. Questa argomentazione è confutata da due questioni. Innanzitutto non esiste mai un vuoto legislativo, in quanto perchè un referendum abrogativo abbia effetto esso deve essere confermato da una successiva legge del parlamento che perciò potrà "normare" le eventuali questioni che lo richiedessero, probabilmente accogliendo il volere popolare. Nella precedente citazione, l'ultima riga è chiarissima su questo punto.
In secondo luogo, bisogna tener presente che la costituzione non cita mai alcun vuoto legislativo, perchè il referendum, nella sua natura di strumento "abrogativo" dovrà per forza di cose creare una mancanza di legge. Poniamo ad esempio che domani il governo promulghi una legge che consente l'omicidio. La prima cosa che verrebbe in mente è di raccogliere le firme per un referendum, salvo che poi la consulta potrebbe dichiararlo inammissibile perchè la sua applicazione creerebbe un "vuoto legislativo". A qualcuno importerebbe qualcosa di questo vuoto?
Ora, la questione è molto semplice. La corte costituzionale si è comportata in modo del tutto incostituzionale, anzi addirittura anticostituzionale ovvero contro la costituzione. Questo a mio parere è gravissimo e foriero di violazioni dei diritti del cittadino sempre più pesanti e totalitarie. E' per questo motivo che si dovrebbe pretendere che i giudici della consulta si dimettano con effetto immediato, perchè ormai il loro lavoro non è più a tutela dei cittadini, ma a tutela dell'establishment e del potere.
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