In questi giorni sto tentando invano di finire il libro della Fallaci, "La forza della Ragione". Mi secca sempre non arrivare in fondo ad un libro, nonostante quello che vi può essere scritto. Ma non voglio ora entrare nel merito dei contenuti, magari questo sarà oggetto di un mio prossimo post, piuttosto vorrei narrare una storia, riportata in un capitolo di tale libro della quale ero già a conoscenza e che mi stupisce aver ritrovato all'interno di una pubblicazione.
La storia è ambientata nel periodo del sequestro Moro. Durante il sequestro, una personalità politica che oggi potremmo definire di spicco, ancora non si era affacciata in politica. I suoi primi vagiti politici ebbero luogo proprio durante questo sequestro allorquando egli suggerì alla polizia che l'onorevole Aldo Moro, si doveva trovare in un luogo chiamato "Gradoli". Fu così che la polizia mise sostanzialmente a ferro e fuoco il paesino del viterbese, ovviamente senza trovare assolutamente nulla.
Grande fu la sorpresa però quando si scopri, dopo il ritrovamento del cadavere di Moro, che egli era stato detenuto per un periodo, più o meno in corrispondenza delle rivelazioni del neopolitico, in un covo situato in Via Gradoli.
A chi legge come a me sorge subito un dubbio legittimo. Come faceva costui a sapere dove fosse detenuto Moro? E soprattutto per quale motivo non ha detto tutta la verità consenteno la liberazione dello statista? La sua risposta rimane incisa tuttora nella pietra. Le rivelazioni rispetto Gradoli sono avvenute durante una "Seduta Spiritica". Per quanto credito si possa dare allo spiritismo, e per parte mia assicuro che questo è molto scarso, il dubbio di prima si amplifica oltremisura. Tant'è però, che i commissari di polizia e il mondo politico italiano, hanno chinato la testa e ammesso che gli "spiriti" dei brigatisti probabilmente si stavano pentendo.
Ora rimane la curiosità, immagino, di sapere chi fosse questa eminente personalità politica. Si tratta di Romano Prodi.
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