Stamane, ho avuto occasione di seguire un telegiornale
all'ora di pranzo e come ci si può attendere, la notizia principe era quella
dell'immane tragedia che si è consumata in questi giorni. Rimango sempre
sconcertato dal gusto che il giornalismo italiano e suppongo quello
internazionale riescono a dimostrare per il macabro.
Frasi del tipo "gli ha staccato la testa", oppure domande sulla falsariga di
"che sensazione le ha dato vedere tutti questi morti?", sono ormai all'ordine
del giorno. Trovo irrinuciabile, che arrivino aggiornamenti pressochè ogni
minuto, ma il balletto di cifre intorno al numero di morti che si sviscera in
una classifica dell'orrore quasi i poveretti stessero cercando di entrare nel
guinness dei primati mi sembra davvero troppo. Cosa cambia, nell'economia delle
cose, che lo Sri Lanka abbia 20000 morti, 53 in più della Thailandia?
E per non parlare delle immagini. Ormai la televisione è un apparecchio da
tenere spento il più possibile, dato che mi riesce difficile spiegare a mia
figlia per quale motivo una gamba mozza sbuchi da un cumulo di macerie all'ora
di pranzo, e per quale motivo tutte quelle persone "dormano" in mezzo alla
strada.
Daccordo, c'è stata una tragedia, credo che nessuno di noi ne sia all'oscuro
e che nessuno cerchi in qualche misura di sminuirla. Sono il primo ad essere
rattristato di quanto è avvenuto, e spero per quanto mi sarà possibile di poter
fare qualcosa per le vittime e soprattutto per i soppravissuti. Ma questo
comportamento dei media, non fa altro che rendere il dolore un'abitudine e
perciostesso una cosa da "gustare" tra una forchettata di spaghetti e l'altra e
da dimenticare quando si spegne la televisione.
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