La giornata è scivolata via, tra pacchetti e assegni, difficili scelte e bancomat, veloce e faticosa come solo l'ultimo sabato prima di Natale sa esserlo. Ma l'apoteosi della giornata è stata la visita ad una cosa chiamata Green Village.

Si entra, un capannone esternamente anonimo, se non fosse per un Babbo Natale, con tanto di renne e slitta che sovrasta il tetto dell'ingresso e già la vi sentite traditi. Assaporate la quantità spropositata di miele che fra pochi minuti affaticherà il vostro pancreas, nell'inutile intento di produrre la necessaria insulina. E poi si entra e si viene investiti dalla quantità di accozzaglia che vi è contenuta. Forse qualcuno di voi potrà amare certe cose, ma personalmente sono uno sfegatato minimalista, tanto nel codice che scrivo quanto nell'arredare casa mia. Perciò quando mi trovo di fronte ad una tale quantità di decorazioni natalizie, oltretutto quelle più disgustose ed elaborate, comincio a pormi un sacco di domande oziose, e tendo a sentirmi depresso.

All'ingresso manca solo una cosa, forse l'unica che sarebbe reale, un bel cartello con su scritto: Qui si vende il Natale. C'è tutto ciò che potreste desiderare anche quello che ancora non avete immaginato, e tutto educatamente impilato, catalogato e prezzato. Un tripudio di verde, rosso e bianco che non ha nulla a che vedere con il patriottismo. Palle di Natale rosse, blu, verdi, gialle, lucide e opache, semplici e decorate, di plastica o di vetro, perfino pelose, se qualcuno ha lo stomaco di metterle sull'albero. Finte pigne, finte stalattiti orfane delle annesse stalagmiti, finti orsi, cani e renne, tutto finto, anche il Natale. E per tutte le tasche, dai 20 centesimi per una manciata di sassolini rigorosamente finti per un presepe di plastica, ai 568.00€ per un Babbo Natale con annesse Renne e slitta a grandezza naturale. Confessatelo, chi di voi non ha mai sognato di poterlo parcheggiare nel mezzo del proprio salotto?

E poi l'apoteosi dell'inutile. Segnalibri, fermaporte, portafoto, sottopentola, strofinacci, asciugamani e quant'altro, il tutto rigorosamente a forma di Babbo Natale. Come dire: compralo, tanto poi il 27 Dicembre lo butterai nel cesso. Ecco questo poi mi fa dannatamente incazzare. Non c'è nulla di così bello come la forma di una cosa fatta appositamente per il lavoro che deve compiere. Per quale motivo dobbiamo distruggere questa forma per darne un'altra, dettata dalla moda o dal cattivo gusto? A cosa mi serve un portalatte a forma di mucca? Una mucca lo fa il latte, ma se tento di versarlo in una tazzina de tale portalatte immancabilmente bagnero la sottostante tovaglia.

Ne sono uscito, con in mano solo un nastro. Mia moglie doveva fare delle decorazioni per la tavola e per fortuna ha l'abitudine di metterci la sua creatività piuttosto che acquistarne di confezionata. Per quest'anno sono salvo.

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