Sono in salotto, che lavoro al pc e nel frattempo sullo schermo del televisore scorrono le scene di "Paura d'Amare", il film con Al Pacino e Michelle Pfeiffer. Una pellicola forse un po' mielosa, che sviluppa la sua trama su lui (Al Pacino) un ex galeotto che ha cambiato vita che gira attorno lei (Michelle Pfeiffer) fino a che la convince ad uscire e trova la sua conclusione nel motto "per sempree malgrado tutto".

Non è esattamente quello che direi un film che ti cambia la vita, se mai un film potrà cambiarla, ma di certo una storia ben narrata ed interpretata da degli attori che dimostrano tuta la loro bravura. Però in questo film c'è una scena che ho apprezzato molto.

Si ambienta nella notte Newyorchese, quando lui è finalmente riuscito a portar fuori la sua bella, e infine dopo una serata ben riuscita, nei paraggi del retrobottega di un fiorista, si guardano negli occhi. Lui con il classico modo di fare alla Al Pacino cerca di avvicinarsi, le parla fitto fitto, il campo si stringe in un mezzobusto e lei pian piano cede. E scatta il bacio. Proprio li, quando avviene il contatto tra le labbra, sul retro si spalanca il container di un autotreno e i due sono avvolti da un tripudio di colori e di fiori.

Ecco, quello che mi piace, non è la scena in se, ma l'idea del registra che rivela una progettazione degli eventi alla ricerca di un'emozione. Il grigiore e la monotonia di una città come New York, che improvvisamente si trasformano in una armonia di colori, proprio per effetto stesso del bacio, e non per pura coincidenza. E' quasi un messaggio subliminale. Mi immagino lo spettatore, che viene condotto tra una serie di emozioni, lo sconforto, la complicità e la delusione, la speranza e l'attesa e infine, proprio nel momento cruciale, un'esplosione di gioia ed eccolo che sorride compiaciuto, sul divano. Come può non avere successo una pellicola come questa.