IT

Ho letto il post di Ivan rammaricandomi ancora una volta nel leggere parole di sconforto riguardo il settore italiano dell’IT.

Lasciando un commento, come al solito mi stavo dilugando; ho “tagliato” all’osso ma non sono riuscito ad esprimere il concetto e quindi...  WLW.

Il paragone economico presentato da Ivan è sicuramente demoralizzante per chi lavora nel mondo dell’IT, su questo concordo pienamente, ma poi mi sono soffermato a chiedermi se sia realmente così inappropriata come richiesta da parte del cliente o sia anche la nostra visione a dover evolvere.

“Ce ne sono 4 su 100 come Lei”

Come già scritto o detto in precenza, l’informatica non è la mia più grande passione. Ci sono ovviamente i relativi pro e contro nel fatto che lavoro e passione non coincidano ed uno dei pro è la visione forse un pelino più distaccata di alcune tematiche.

Me ne sono reso conto definitivamente dopo aver ritirato, poco più di un anno fa, la Civic aziendale: dopo pochi Km faccio un salto in concessionaria per far verificare un rumorino e rispondo alla domanda “allora, come va?” del capo officina, descrivendogli alcuni dubbi sull’assetto che mi erano venuti addirittura già dai primi km.

Con mia sorpresa, mi risponde che purtroppo la mia descrizione é corretta ed aggiunge: “Sa qual’è il problema? Ce ne sono 4 su 100 attenti come Lei all’assetto dell’auto, gli altri 96 neanche se ne accorgono e sono invece molto più attratti dalla seduta dei divanetti posteriori che si può ribaltare. Ovviamente la Honda deve ascoltare quei 96...”.

Considerazione semplice, lucida, disarmante... Se io lavorassi nel centro di progettazione della Honda, farei la guerratermonucleareglobale pur di far mettere delle sospensioni posteriori all’altezza della Civic e probabilmente sarebbe commercialmente sbagliato (perchè ricordiamocelo, l’obiettivo delle aziende e di vendere i suoi prodotti).

Certo, potrei dare la colpa agli analisi, ai commerciali, oppure ai 96 clienti Honda su 100 che non sono attenti all’assetto di un auto, ma probabilmente sbaglierei.

Tornando al mondo IT, condivido l’attenzione e l’interesse di Ivan per l’innovazione, ma IMHO bisogna valutare se e quali vantaggi concreti portano determinate novità nel soddisfare le richieste del cliente e di conseguenza all’azienda oppure nell’ottimizzare la produzione.

In alcune realtà aziendali, l’adozione di un nuovo sito innovativo con una presentazione grafica di alto livello potrebbe anche incrementare di poco o nulla le vendite rispetto ad un “vecchio” portale di e-commerce, magari anche gratuito o quasi.

IT di consumo

I cellulari che una quindicina di anni fa costavano un milioncino di Lire, si sono enormemente evoluti e di contro ora arrivano a costare circa un decimo (anche meno, considerando che si parla di 1M di 15 anni fa). Non sono un esperto di economia, ma credo che ciò dipenda dal fatto che gli acquirenti di telefonia cellulare sono sempre aumentati rapidamente: ciò abbatte i costi di produzione, incentiva la concorrenza e l’innovazione sia nelle funzionalità che nei processi di produzione. Le nuove funzionalità, unite alla diminuzione dei prezzi, fanno aumentare a loro volta il numero degli acquirenti.

Tra le principali innovazioni concrete e tangibili nel mondo della telefonia mobile ricordo:

  • La possibilità di inviare SMS
  • La possibilità di scattare foto e creare video
  • La possibilità di inviare MMS
  • La possibilità di collegarsi ad internet, anche col PC
  • La possibilità di utilizzare videogiochi
  • La possibilità di ascoltare musica
  • Sincronizzazione, touch screen, ecc.

Certo, altre innovazioni sono state meno apprezzate dalla massa (radio, videofonia, tv), ma credo sia normale. Nel complesso però, credo si possa dire che queste innovazioni hanno portato gli utenti ad acquistare nuovi cellulari.

E nell’informatica? Per l’utente finale sono arrivate alcune novità legate soprattutto ad internet ed all’elettronica (chat e videochat, social network, video ed audio digitale, ecc.); anche la grande impresa ha poputo trarre giovamento da nuovi strumenti che semplificano lo sviluppo di grossi applicativi custom.

E per la piccola-media impresa “generica”? Di concreto e tangibile in linea di massima sono arrivati:

  • la gestione elettronica delle comunicazioni “scritte” (in cui le email, che non prevedono by default autenticazione e conferma di consegna, hanno quasi rimpiazzato il fax che invece di contro offre una sorta di autenticazione e conferme minimali).
  • un gestionale (spesso, ahimè, pagato molto caro) per la gestione delle informazioni aziendali e nei casi migliori anche dei flussi di processo delle stesse.
  • e-commerce.

La domanda è: cosa proponiamo adesso a queste imprese in modo che possano incrementare le loro vendite o ridurre significativamente i loro costi?

Materiale e codice

Torniamo al paragone di budget fornito da Ivan. Nei 200K di budget per il bar devono rientrare:

  • Il costo dell’immobile (affitto, immagino…)
  • I costi edili inziali (muratori, imbianchini, elettricisti)
  • Il costo dei servizi (acqua, elettricità, riscaldamento)
  • Il costo degli strumenti (mobili, apparecchi)

Nei 1K di budget per il gestionale devono rientrare:

  • Il costo dell’infrastruttura di sistema (hw/servizi di hosting)
  • Il costo dello strumento (il gestionale)

Adesso guardiamo il tutto in ottica di offerta.

E’ evidente che se avessi un’impresa edile e dovessi realizzare più bar, il costo rimane a grandi linee lo stesso, mentre nel caso di una software house e del gestionale ho un alto costo iniziale di progettazione e sviluppo abbinato ad un basso costo di produzione in serie, come nel settore della telefonia mobile e dell’elettronica in generale.

E’ un dato di fatto, come lo è anche il fatto che i supporti contenenti un film od una canzone sono riproducibili a bassissimo costo ed infatti costano una briciola dei costi di produzione.

Domanda: tutti i nostri clienti hanno veramente bisogno di un gestionale realizzato completamente su misura (progettazione, design, infrastrutture) oppure potremmo pensare di adottare una ipotetica applicazione gestionale di base, personalizzabile e “pluggabile” con pochi sforzi?

Collaborazione

Torniamo quindi al confronto col mondo della telefonia ed in generale dell’elettronica: come sappiamo per ogni tipologia di prodotto (cellulare, navigatore, notebook, ecc.) esistono n modelli di n produttori. E’ ovvio che ogni modello non venga riprogettato da zero, sfruttando caratteristiche ed esperienze relative a precedenti modelli, ma in realtà, quantomeno nella grande maggioranza dei casi, questi prodotti sono assemblati utilizzando parecchie componenti di terze parti.

Perchè dovremmo scegliere di utilizzare, quando possibile e vantaggioso, componenti di terze parti? Perchè si suppone che:

  • il livello di consolidamento di tale componente offra una affidabilità uguale o maggiore rispetto ad uno nuovo (che spesso è tutt’altro che scontato...),
  • ma soprattutto, il costo di tale componente di terze parti sia inferiore al corrispettivo costo di progettazione e produzione di uno analogo sviluppato in proprio.

Nel mondo “dev” siamo soliti pensare a questi “componenti di terze parti” come a librerie di codice, controlli, framework, tool. E se provassimo a pensare più in grande? A quel punto ben vengano proposte come Azure e Microsoft Online Services.

Quindi?

Forse é necessario pensare sempre meno alla produzione software come una attività di artigianato e spostarci sempre di più verso l’industrializzazione del software (SW factories, automazioni standard abbinate alla modularità, ecc.).

Certo, se poi il cliente ci chiede un vestitino realizzato su misura a 50 Euro, rimarrà nostro (arduo) compito spiegargli che non è fattibile rispettando degli standard qualitativi di riferimento per quel prodotto, ma in compenso potremo proporgli una soddisfacente alternativa prodotta in serie e personalizzabile a basso costo.

Fosse semplice, penserete... Purtroppo non é semplice, richiede ingegno, fantasia e concretezza ma proprio per questo, nonostante la mia ignoranza in materia di economie di larga scala, continuo a credere che sia l’unico vero futuro a lungo termine per il mondo italiano dell’IT.

Con un po’ di fortuna, a breve potremmo avere occasione di parlarne tutti insieme.

Print | posted @ giovedì 11 febbraio 2010 13:56

Comments on this entry:

Gravatar # re: IT
by Massimo at 11/02/2010 14:30

L'azienda dove lavoravo aveva una visione di produzione software orientata all'industrializzazione piusttosto che all'artigianato, questo ha fatto si che non puntasse minimamente alla formazione dei dipendenti, che dovevano semplicemente usare tool di sviluppo preconfezionati, e quindi le loro (mie anche) competenze informatiche erano minime.
L'azienda è fallita... ed era grossa ehh...
Gravatar # re: IT
by LudovicoVan at 11/02/2010 15:11

Non la metterei tanto in termini di industrializzazione contro artigianato: industrializzare (ingegnerizzare) e' buona cosa e necessaria, cio' che fa la differenza e' capire che, industriale per industriale, produrre software non e' equivalente a produrre rubinetti...

-LV
Gravatar # re: IT
by Massimo at 12/02/2010 12:11

Mario, il legame stretto magari non c'è, ma il post mi ha fatto tornare alla mente quella esperienza, proprio perchè la teconologia (fine anni 90) aveva dato un minimo di tool, per poter produrre software "Industrialmente" l'idea dei dirigenti era quella che con un minimo di esperienza, un corso di 3 mesi, la gente potesse riuscire a produrre qualcosa di vendibile, e i clienti erano aziende di tutto rispetto (Samsonite, Loro Piana, La perla ...).
E' così che quella persona che qualche tempo prima poteva farti uno scontrino al banco della pizza al taglio, oppure darti qualche indicazione tra gli scaffali del reparto surgelati della coop (Due casi reali) hanno cambiato mestiere... e son diventati miei colleghi.
Sono d'accordo con te dunque che l'esistenza di tool e framework può aiutare nello sviluppo di un software, rendendo la sua realizzazione più veloce, più stabile e pure performante, ma la parola industrializzazione è da prendere con la dovuta cautela
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by Mario Duzioni at 12/02/2010 16:05

Grazie a Nicolò e grazie anche a Massimo: adesso ho capito cosa intendevi ed è davvero una preziosa osservazione.
Gravatar # re: IT
by IvanF at 13/02/2010 00:49

Ottimo post ! Anch'io sono convinto che le Software Factories saranno il futuro del software, ma non quelle che dice Massimo, quelle che tolgo allo sviluppatore le parti noiose, ripetitive e meccaniche che una macchina fa molto meglio di chiunque di noi e lascino ai programmatori (quelli veri) la possibilità di usare il proprio ingegno sulla Business Logic, sulla User Experiende (in senso totale non solo la parte grafica), cose che le macchine ad oggi (e spero mai) non sono in grado di fare.

Mario spero di incontrarti prima o poi per fare due chicchiere sull'argomento, grande post.
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