Stamattina mi sono deciso a “smazzare” letteralmente alcuni plichi di fogli che giacevano in un angolo dell’ufficio da tempi memorabili. La prova della loro antichità è arrivata quando ho trovato due piccoli foglietti infilati in un blocco di appunti di lavoro: poche righe che non ricordavo assolutamente da quanto son vecchie, scritte una sera a letto cercando di prender sonno.
I suoni che riempiono il silenzio di una notte sono sempre nuovi. Di giorno tutto è diverso: quell’auto, sempre alla stessa ora del mattino, il camioncino che deve rimanere sempre nei tempi che qualcuno gli ha assegnato, i passeri che non hanno fretta di cinguettare in anticipo, né sono impegnati al punto tale da ritardare il loro saluto al nuovo giorno.
Tutto si ripete quasi come in un film che, rivisto fino quasi alla noia, scandisce i passaggi di quella storia che lo spettatore conosce bene.
Ma di notte qualcosa cambia…
Il tempo che orchestra così magistralmente la giornata, allenta la presa e le auto passano quasi in modo casuale; sembra addirittura che siano sfuggite allo schema che il tempo gli aveva assegnato.
Il sole è lontano, la sua attenzione è altrove e forse per questo i piccoli rumori che hanno paura ad uscire di giorno, nel buio trovano il coraggio di farsi sentire: il ticchettio delle sveglie, che forse per qualche strano motivo si sente solo per dodici ore; il legno austero del grande mobile, che dopo un’intera giornata sull’attenti sgranchisce le nervature; la carta, così rumorosa sotto questa penna a sfera, che contribuisce benevola a creare quel rassicurante fruscio.
Ma quando arriva il silenzio della notte è soprattutto quel suo fischio continuo, quasi incredibilmente finto a farti capire che qualcosa sta succedendo. Cercare di capire, di comprendere il suo messaggio è qualcosa di proibitivo. E’ semplicemente troppo complesso per chi lo avverte e non lascia spazio a nessun tentativo di pensiero.
Ma fortunatamente dopo il silenzio arrivano proprio quei rumori che fanno distogliere la mente dalla complessità del messaggio celato e quasi come un complice ignaro anche io mi ritrovo ad aggiungere a questa iniziativa il rumore pacato del mio respiro.
Aspettando il domani…