E’ noto da tempo che la qualità “percepita” dall’occhio umano dipende molto di più dalla gamma dinamica che dalla risoluzione, grazie all’incredibile capacità del nostro cervello di desumere le informazioni che sono racchiuse nella sottile variazione di colore tra un pixel all’altro (ad esempio nel caso di alcune icone, che una volta ingrandite mostrano solo una matrice di pixel colorati, senza più alcuna immagine riconoscibile).
Per dimostrarlo facciamo un esperimento prendendo una foto tratta da en.wikipedia.org/wiki/Dynamic_range, grande 220x330 pixel:
Con un programma di painting (nel mio caso Paint.NET) rimpiccioliamola di 5 volte, ottenendo un’immagine di 44x66 pixel:
ed effettuiamo uno zoom di 5 volte:
Ora prendiamo la stessa immagine di prima, rimpiccioliamola di 3 volte ed effettuiamo uno zoom di 3 volte, ma solo dopo aver ridotto la gamma dinamica della foto:
Mettiamo ora a confronto l’immagine originale con le due immagini modificate (una meno pixel, l’altra meno gamma dinamica):
Per farlo, provate ad allontanarvi dallo schermo facendo un paio di passi indietro e fate la vostra scelta…
Conclusione:
Sono anni che le case produttrici di macchine fotografiche digitali si danno battaglia sul numero di pixel dei sensori, lasciandoci credere che 12 Megapixel è sicuramente meglio di 8 megapixel. Peccato che se il sensore è grande come una “cacchina di mosca”, avere più pixel in sensori della medesima grandezza riduce necessariamente la superficie disponibile per ogni singolo pixel. Il che significa che la gamma dinamica va a farsi benedire e il “rumore” presente alle alte sensibilità produce artefatti e foto di scarsa qualità quando si scatta in condizioni di bassa luminosità o in caso di scene ad alto contrasto.