Andrea Raimondi ha postato un commento molto
interessante al mio post precedente, e visto che è un argomento leggermente
diverso dal precedente e che secondo me è molto importante, ho pensato di
dedicargli un post intero...
Ecco il commento di Andrea:
Altra cosarella che m'è venuta in mente: ma il Curriculum serve davvero?
Voglio dire: dopo che ho scritto un mare di baggianate sul CV, magari aver
affrontato un blando colloquio, che succede quando(perché prima o poi esce) si
scoprono gli altarini?
Non vale molto più di 1000 parole usare uno o più
progettini di esempio, magari con tracce create ad arte da chi offre il
lavoro, per vedere cosa sai fare e come?
Boh, magari sono io quello strano
E la mia risposta:
Andrea... non ho capito bene a cosa ti riferisci?
Il curriculum
serve durante il primo processo di scrematura, chi chiamo per un colloquio
ora, chi metto da parte per un progetto futuro, e chi scarto completamente fin
da subito...
Durante il colloquio di solito capisco al volo chi le cose le
sa e chi le scrive tanto per...
Molto spesso poi è l'attitudine delle
persone a determinare un giudizio, più che la capacità a risolvere un
problemino...
E poi c'è sempre il periodo di prova e il giudizio del
cliente...
Tanto poi gli scheletri usciranno
dall'armadio...
E qui arriva il bello... o meglio la replica di Andrea:
Lorenzo, io mi riferisco a qualcosa di
molto più sottile di "saper risolvere un problemino". Non è tanto il saperlo
risolvere, ma il *come* lo risolvi.
Cerco di spiegarmi un pò meglio: puoi
scrivere un programma server in diversi modi, non è tanto(secondo me) la
tecnologia che usi, ma come la usi. Non dovrebbe, sempre secondo me, far
differenza se usi un TCP server liscio oppure un WebService, ma come queste
tecnologie vengono usate e con che grado di "consapevolezza".
Non è dunque
un problema riconducibile al problemino di terza elementare, quanto alla
mentalità ed al ragionamento di risoluzione.
Vale di più un programmatore
capace di scrivere 1000 righe di codice in un'ora, oppure uno che in una
settimana riesce a fare il porting di un progetto VB6 a dotNET, ma che magari
di righe di codice in un'ora ne scrive 100?
Secondo me è un problema di
qualità del codice e di capacità di sfruttamento di una tecnologia.
Insomma, un CV secondo me ha poco(se mai ne ha alcuno) senso per posizioni
così profondamente tecniche dove quello che conta non è tanto quello che sai,
ma come lo sai.
Se devo scrivere un programma in VB6 e non conosco le API,
il mio codice sarà magari pieno di cose inutili, cose che potrei demandare al
sistema operativo, sintomo secondo me di un problema di fondo riguardo la
persona che scrive il programma.
Non so se sono riuscito a spiegarmi
Quanto alle referenze, basta una
lettera di presentazione, imho.
A questo punto ribadisco il mio concetto,
ossia durante un colloquio io valuto l'attitudine delle persone, le capacità di
trasmettermi una certa conoscenza e sicurezza, non la conoscenza stessa.
Penso di aver sviluppato una specie di
sesto senso, un qualcosa che mi fa guardare oltre a quello che le persone
mostrano, ma cerco di vedere come affrontano le situazioni, anche nel modo in
cui descrivono i progetti precedenti. Questo almeno è il mio stile, e finora non
mi ha mai tradito.
E poi come dice anche VolpeFox i curriculum
... sono ESSENZIALI per poter selezionare i candidati ideali per una
certa posizione lavorativa, cosa che non si può fare con 250 incontri
verbali... il selezionatore deve avere la possibilità di scremare la massa di
candidati che si presentano e più il posto è appetitoso più questa massa
aumenta.
Anch'io non avrei tempo di leggermi 250 lettere di presentazione,
mentre in 250 curriculum ben fatti riesco a trovare molto velocemente le
info che cerco...
Poi il colloquio è un'altra cosa, e so benissimo che c'è chi lo fa
giusto per farlo, ma non è il mio caso...
Voi cosa ne pensate, quali sono le vostre esperienze di
selezionandi/selezionati/selezionatori?