[OT] Quello che oggi non si dice delle Foibe

Oggi, 10 febbraio 2006 é il primo "Giorno del Ricordo" in memoria dei martiri delle foibe.
Il mio prozio era uno dei tanti esuli di Pola. Ricordo la tristezza nei suoi occhi quando parlava della sua città natale, le mappe del centro storico, le foto dell'arena, i ricordi che aveva portato con se della SUA città.
Se ci fosse ancora forse oggi mi parlerebbe di come ha vissuto "l'esodo"... della paura, delle minacce dei comunisti di Tito, delle pressioni e delle "sparizioni": di quelle foibe che noi abbiamo ignorato per una sessantina di anni anche se tutti hanno sempre saputo e hanno magari solo voluto "dimenticare" spesso, purtroppo, per comodità politica.
...però oggi qualcuno ha imbracciato la bandiera del ricordo dalla parte sbagliata: qualcuno la usa come un'arma. Qualcuno gioca sulla sacrosanta memoria di questa terribile pagina di storia per creare dell'astio, per trasformare qualcosa che é stato sbagliato in qualcosa che continua ad esserlo.
In questi giorni qualcuno ha portato sugli spalti dello stadio olimpico insieme a svastiche e fasci littori anche la capra istriana su sfondo azzurro, simbolo storico della provincia Istriana e qualcun'altro cita Mussolini e giustifica lo sparare sugli immigrati clandestini SUL MIO BLOG.
Forse é il momento di aprire i libri di storia... Forse é il momento di ricordare che sotto i corpi degli Italiani nelle foibe ci sono quelli degli Sloveni e dei Croati che i fascisti (e i fascisti siamo tanto noi quanto gli Sloveni ed i Croati di oggi sono quei comunisti) hanno eliminato e per pulizia etnica e per togliere di mezzo degli oppositori scomodi... Forse é il momento di ricordare che l'Italia sotto Mussolini insieme agli alleati tedeschi ha invaso tutta l'ex Jugoslavia per soggiogare la "razza inferiore slava" e che sotto la nostra occupazione si é consumata una delle pagine più atroci della seconda guerra mondiale.
...a sessant'anni di distanza nella loro mailing list gli esuli istriani e dalmati che scrivono nella mailing list "Tera de confin" parlano di dimenticare, di perdonare:

Siamo giunti concordemente alla conclusione che su queste vicende ci sono molte strumentalizzazioni, tanto più intense quanto più ci si avvicina ai grandi appuntamenti della politica italiana. Così il cancro che uccise la microciviltà del litorale adriatico minandone la multietnicità che ne era alla base continua a colpire ancora, e ancora una volta ciò che rimane della vittima viene utilizzato come arma contundente negli scontri politici interni e come forza di penetrazione in politica estera.

Come possiamo opporci a questo ennesimo scempio ? Noi una via l' abbiamo trovata: stringendo i legami tra le diverse etnie, organizzando iniziative comuni e paritarie, dando informazioni il più possibile centrate a chi si avvicina per la prima volta alla storia ed alla cultura del litorale.

A 60 anni di distanza piangiamo i nostri morti, ma che il loro sangue non chiami più altro sangue. Chiudiamo queste brutte pagine della storia europea senza aprirne altre...

Print | posted on venerdì 10 febbraio 2006 21:09

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