E' un vecchio tormentone sempre attuale quello che Petrolini prima, e Sordi poi, hanno genialmente proposto e riproposto nel passato. "A me m'ha rovinato la guera", diceva il personaggio Gastone, fatuo e inconcludente, riferendosi negli anni 20 alla Grande Guerra che gli avrebbe impedito l'affermazione professionale e umana.
A mio modo di vedere, invece, un fondamentale malinteso sul senso ultimo dell'outsourcing è alla base di molti problemi di digitalizzazione di molte aziende italiane e, manco a dirlo, della PA.
Outsourcing è l'atto di "ricorrere ad altre imprese per lo svolgimento di alcune fasi del processo produttivo". In sostanza, un'azienda trova più economico e scalabile per il proprio business acquistare servizi da altre aziende specializzate invece che costruirsi al proprio interno una struttura ad hoc.
Autsursing all'italiana, invece, è l'atto di "ricorrere ad altre imprese per lo svolgimento di alcune fasi del processo produttivo" delegando COMPLETAMENTE ad esse tempistica (salvo vaghe alzate di voce), documentazione e soprattutto controllo di qualità. In sostanza, un'azienda trova più comodo pagare e lavarsi le mani dell'implementazione di parte dell'infrastruttura del proprio business.
Nell'IT che succede? Che l'azienda X (che può tanto essere una mini SRL, quanto una PMI o un mastodonte parastatale) si rivolge ad un vendor hw/sw il quale gli suggerisce un'azienda partner--tipicamente un aggregatore/integratore di sistemi. E fin qui nulla da dire. Il portfolio naturalmente fa la differenza e quindi l'azienda partner viene scelta sulla base della credibilità dimostrabile. E fin qui tutto bene. Aziende di consulenza nazionali o più finiscono per dividersi la torta--che siano quelle che hanno a che fare con motori, che si occupino di accenti o repliche.
Il problema nasce dal fatto che queste aziende che prosperano sul autsursing hanno strutture poco agili e non possono permettersi di tenere il personale a spasso in attesa di allocazione. Ciò che finisce per contare quindi NON è la qualità del lavoro, l'innovazione fornita, il valore aggiunto e duraturo. Conta portare il "progetto a casa" così da avere l'approvazione per inserire un'altra casella nel portfolio in vista del prossimo cliente.
Ciò che manca è la valutazione oggettiva soprattutto da parte del cliente finale della qualita del lavoro. E nel caso in cui il lavoro NON sia fatto a regola d'arte manca COMPLETAMENTE il senso della "punizione". Lo scorecard resta immacolato; manco fosse una roba read-only.
Uno dice "ho chiamato la super azienda X che mi ha raccomandato il super vendor Y. Che altro potevo fare di meglio? Se fanno un lavoro di merda mica è colpa mia? Non è mia responsabilità".
Tocca inserire su wikipedia anche la definizione diautsursing.
posted @ venerdì 26 settembre 2014 12:49