Molti di noi ieri hanno provato, leggendo i commenti a quella che in fondo è una normale intervista ad un dirigente di Microsoft a proposito delle strategie aziendali, un senso di smarrimento e di confusione.
Come spesso accade qualcuno, forse per portare a casa qualche RT in più, ha provato a dare interpretazioni degne della migliore tradizione teatrale ellenica. La realtà come spesso accade è ben diversa.
Silverlight nasce come web application framework, con l’obbiettivo di dare agli sviluppatori uno strumento per creare applicazioni web con un alto contenuto comunicativo o come vengono chiamate da alcuni RIA. In pochi anni si afferma come la piattaforma di riferimento per le soluzioni cross-platform, e non solo per il web.
In realtà ad viene fornito il supporto per Windows, per Mac, e più di recente per il Nokia Symbian e Windows Phone 7 OS. Un supporto che è sufficiente a coprire il 95% dei classici PC desktop, ma che non trova soluzione di continuità nel mercato mobile, dove in pratica può essere utilizzato con successo solo sui device di casa Microsoft.
Che ci piaccia o no quindi non possiamo più pensare a Silverlight come ad una piattaforma veramente cross-platform, e sono felice che anche in Microsoft se ne siano accorti.
A questo un cambio di strategia era necessario: o si spinge su Apple e Google per supportare Silverlight sui loro OS, cosa che tecnicamente sarebbe anche possibile; politicamente molto meno, oppure si cambia strada, indicando come piattaforma strategica per il cross-platform quello che ormai è il sol dell’avvenire dei web developer: HTML5.
E’ un forte segnale anche per Adobe, che dovrà prima o poi decidere se continuare a supportare Flash e Air ovunque, ardua impresa, o se cominciare pensare seriamente di supportare i propri clienti su HTML5.
Nel web il cross-plaftorm in realtà è come la classica coperta troppo stretta: se spingo su Silverlight mi perdo iOS e Android, se spingo su HTML5 mi perdo tutti quei devices (compresi i vecchi Android) che non saranno aggiornati al futuro standard.
Il futuro di Silverlight è paradossalmente avvantaggiato da questa scelta. Senza il vincolo strategico del cross-platform ci saranno molti meno problemi nel supportare le funzionalità che oggi sono prerogativa di WPF, e non mi stupirei se nelle prossime versioni arriveremo ad avere finalmente una fusione tra le due tecnologie di presentazione.
Io non so quello che ci riserverà il futuro Visual Studio e come sarà l’approccio dei tools verso HTML5; oggi abbiamo strumenti come Blend e Visual Studio che ci permettono di sviluppare in modo efficace applicazioni Silverlight che sono in grado di dare valore aggiunto alle nostre soluzioni web.
Per quel che mi riguarda non cambia molto: Silverlight rimane come riferimento per tutte quelle applicazioni web in cui il cross-plaftorm non è tra i requisiti: sistemi intranet o extranet, per esempio. Con la possibilità oggi con Windows Phone 7 di avere quasi gratis il porting sul mobile. Per il very world wide web c’è html + css + js, esattamente come prima.