Esempio di un Open Space riuscito (Domain Driven Development)


Guardando i video della recente UGIALT.NET conference mi ha colpito l'open space a mio avviso riuscito .



Annoto alcune cose che ho osservato

 •  gli argomenti discussi, i tempi e i modi gli decidono dalle persone che sono li intanto che la discussione va avanti, anche in base a quello che succede e a dubbi e interessi di ognuno     invece     di essere pre-stabilita  da  qualcun altro e condotta in modo unilaterale


 •  la conversazione è fatta dalle conoscenze, dalle domande, dai dubbi e dalle singole esperienze pratiche concrete e reali del quotidiano lavorativo dei partecipante e le risposte che si trovano, le informazioni che si condividono, i suggerimenti che si scambiamo vanno a integrarsi e a aggiungere in modo concreto e reale a questo     invece     di essere costruita su tesi astratte e argomenti sentiti nei libri e riportati senza una esperienza diretta degli argomenti e su citazioni di verità imputate a grandi nomi della scena internazionale


  •  alle persone che erano li con la responsabilità di determinare attivamente l'esito del open space è stata implicitamente riconosciuta competenza, autonomia, iniziativa come ad esempio la capacità far fruttare competenze e conoscenze dei presenti  approfondire autonomamente temi o comlare lacune personali cenrando riferimenti e info in internet, in libreria e provando le cose in proprio     invece     di essere considerate delle persone impreparate e poco capaci che hanno bisogno di certezze, di leader da seguire e emulare e di essere "evangelizzati"




Guardando il video ho avuto l'impressione che
 •  ogni intervento (affermazione, ipotesi, domanda) è stato accolto positivamente come un arricchimento utile alla discussione

 •  in breve tempo chi era li si è sentito a proprio agio col formato open-space e la discussione è proseguita in modo spontaneo dinamico ed efficace
questo potrebbe confermarlo o no qualcuno che era li.



Il formato del open-space è stato quello della Fishbowl conversation che ha descritto Antonio Ganci qui
E per chi vuole vedere con i proprio occhi: questo è il video




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Print | posted @ sabato 7 febbraio 2009 02:41

Comments on this entry:

Gravatar # re: Esempio di un Open Space riuscito (Domain Driven Development)
by Simone at 07/02/2009 16:51

In effetti è stato un esperimento ben riuscito, ma ha penalizzato chi (ed erano intorno alla metà delle persone) che non aveva mai sentito parlare di DDD.
Questa soluzione di OpenSpace è ottima quando hanno la possibilità di capire qualcosa di quello che si discute, ma quando ci sono persone che non hanno le basi è necessario almeno un cappello introduttivo di una 15ina di minuti.
La bravura dev'essere di capire il livello dell'audience e ritarare la sessione di conseguenza.
Tutte cose che si imparano con l'esperienza... la prossima volta verranno meglio :)
Gravatar # re: Esempio di un Open Space riuscito (Domain Driven Development)
by Simone at 07/02/2009 17:31

@Luca: la mia impressione è stata quella. Forse questo imbarazzo sarebbe stato minore se si fosse introdotto l'argomento un po' più formalmente, con una specie di "lightning talk" come quella che abbiamo fatto lo scorso giugno
Gravatar # re: Esempio di un Open Space riuscito (Domain Driven Development)
by Emanuele DelBono at 08/02/2009 10:37

Alcune mie impressioni:
- L'open space funziona benissimo su dimensioni come quella della nostra conferenza
- La durata della sessione forse è stata troppo breve per riuscire ad approfondire alcuni argomenti
- All'inizio c'era un po' di diffidenza ma poi quasi tutti hanno capito il giochetto e hanno vinto il coraggio
- Come dice simone era necessaria un "lighthing talk" per introdurre l'argomento
- Nel caso della sessione DDD alcune volte si è usciti un po' dal tema, forse doveva essere moderata dallo speaker.
Gravatar # re: Esempio di un Open Space riuscito (Domain Driven Development)
by melkio at 08/02/2009 13:54

Aggiungo a quanto detto da Ema...il tema (DDD) è talmente vasto e con confini difficilmente definibili, che il formato open-space, senza la definizione iniziale di una traccia da seguire, ha portato a volte alla deriva.
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