Il valore percepito dell’IT

Il problema che pone Ivan nel suo post, sul valore dell’IT, mi ha portato ad una riflessione: non è vero che il valore dell’IT in italia è nullo, ma lo è il valore percepito.

Un’azienda quando decide di fare un investimento deve capire come e quando la somma investita si trasformerà in un guadagno: banalizzando, si investe nella rete commerciale per aumentare le vendite; si investe in pubblicità perchè permette di alzare il prezzo di vendita;

Investire nel processo produttivo è più complesso ed il ritorno non è sempre immediato: è più facile cercare di risparmiare sul personale; sul costo dei servizi e delle materie prime; l’investimento in qualità non è percepito come valore, tranne che in rari casi di imprenditori particolarmente illuminati.

La soluzione non è quella di ridurre i costi di produzione del software: l’abbiamo visto con l’hardware: gli investimenti in hardware si sono ridotti in proporizione ai i costi. Se un’azienda nel 1980 spendeva 200 milioni di lire all’anno in HW IT nel 2010 non spende più di 50 mila euro all’anno: circa 10 volte meno (applicando il coefficente istat del 1980). Ovviamente il ragionamento che fa Mario è condivisibile, ma se esisono le grosse realtà industriali, producono PIL (e non poco) anche le piccole realtà artigianali.

E’ un problema culturale, che investe negativamente anche il mercato dell’IT che deve imparare ad aumentare il valore percepito dei propri prodotti.  Ad esempio:  la virtualizzazione riduce i costi, hardware e energetici: valore percepito. Il cloud sposta i costi di gestione dell’IT, non li riduce: valore non percepito.

L’usability è sicuramente un punto importante ma il valore generato è rivolto all’utente finale ed è importante per chi decide l’acquisto di un bene che userà direttamente (mercato consumer) ma non dà valore se chi deve usare il software non incide nel processo decisionale.

I meccansimi per aumentare il valore percepito sono un’arte occulta: conivolgere l’utente finale nel processo decisionale, oppure giocare su aspetti psicologici quali invidia (del concorrente) prestigio (personale e dell’azienda) più che su aspetti economici: il rapporto diretto con il cliente è una cosa fondamentale per capire quali tasti premere e in che occasione farlo.

…to be continued

Print | posted on venerdì 12 febbraio 2010 14:25

Comments on this post

# re: Il valore percepito dell’IT

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Piccola nota, Ale: Il cloud non sposta i costi di gestione dell'IT, li riduce!

Metti in conto:
- costo degli strumenti (HW e SW)
- eventuale necessità di formazione del personale non ancora skillato
- progettazione dell'infrastruttura
- costo del personale per lo startup
- costo del personale per il mantenimento
- costi di recovery

e vedrai che il cloud (almeno nelle proposte serie) li riduce eccome i costi, soprattutto per piccole e medie esigenze.

Certo, se poi, come spesso accade, non si forma il personale e di conseguenza si "smanetta", non ha neanche senso parlarne... ;-)
Left by Mario Duzioni on feb 12, 2010 3:33

# re: Il valore percepito dell’IT

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@Mario: sono d'accordo con te. Il mio era un esmpio su quello che può essere il valore percepito rispetto a quello reale.
Left by Alessandro Scardova on feb 12, 2010 4:11

# re: Il valore percepito dell’IT

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Infatti ho sentito frasi del genere "tendo a non considerare un costo il tempo delle persone", quindi è molto difficile capire come vengono "percepiti" i costi, quando ad esempio il tempo dei programmatori o analisti non viene considerato costo....

Alk.
Left by Gian Maria on feb 12, 2010 6:09
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