Questa è una fiaba che mio nonno mi raccontava spesso. L’originale era in dialetto novellarese, ma per la vostra gioia proverò a tradurre questo racconto.
C’era una volta un giovane di nome Giovanni, il suo aspetto e la sua forza erano talmente imponenti che gli amici lo chiamavano Giovanoun da la gran forsa.
Un giorno, deciso a guadagnarsi da vivere, Giovanni si presentò di buon ora da un contadino chiedendogli se aveva bisogno della sua opera.
“Quanto chiedi ?”, rispose il contadino
“Solo vitto e alloggio”, fu la risposta di Giovanni.
Le ore passarono in fretta e a fine giornata Giovanni da solo aveva svolto i compiti che normalmente richiedevano l’opera di tre e più braccianti.
Alla sera fu servita la cena e Giovanni si lamentò che la minestra scottava.
“Aspettate che si raffreddi”, fu la risposta del contadino.
L’indomani Giovanni fece fagotto prima dell’alba e se ne andò per la sua strada. Dopo pochi kilometri si fermò davanti ad un’altra fattoria, dove chiese se avevano bisogno.
Anche il quel caso Giovanni chiese solo vitto e alloggio e dimostrò il suo valore svolgendo con rapidità e precisione i compiti assegnatogli.
Alla sera fu servita la cena.
“La minestra scotta” disse Giovanni
“Soffiateci sopra” rispose il contadino.
L’indomani Giovanni fece di nuovo fagotto prima dell’alba e continuò a procedere nel suo cammino.
Di fronte ad una terza fattoria, Giovanni chiese al contadino se aveva lavoro e alla solita richiesta rispose che si accontentava di vitto e alloggio.
Anche in questo caso Giovanni non si risparmiò e portò a termine tutti i suoi compiti dando prova di forza e abilità straordinarie.
La sera, di nuovo, fu servita una minestra troppo calda.
“La minestra scotta”, disse Giovanni.
“Metteteci del pane dentro” fu la risposta del contadino.
Giovanni allora sorrise e decise di rimanere in quella fattoria.
Morale: se trovate un buon collaboratore, non fatevelo scappare per un pezzo di pane.
(Illustrazione di Mariagrazia Orlandini)