Prendo spunto da un interessante post pubblicato sul blog di Microsoft, per fare alcune brevissime considerazioni sulla normativa europea Privacy (o GDPR) che a breve diventerà applicabile anche nel nostro ordinamento. Oltre a quanto sappiamo già da tempo, e che ci viene ripetuto in continuazione, ovvero che sarà necessario conformarvisi entro maggio 2018 a pena di sanzioni che potranno arrivare fino a 10 milioni di Euro, sembra che i grandi service provider (non solo MS, ma anche Amazon o IBM ad esempio) abbiano compreso anche le potenzialità commerciali dell’adeguamento alla nuova legge. Adeguarsi al GDPR non significa evitare sanzioni, ma porsi sul mercato garantendo ai propri clienti che i servizi offerti saranno già di default compliant con la nuova normativa, quindi facilmente integrabili (anche sotto il profilo legale) con i loro servizi. Ma non solo. L’offerta di servizi conformi alla normativa (dallo sviluppo software, all’offerta di servizi web) offre trasparenza e ispira fiducia nel fornitore, consentendo al cliente di ridurre i costi (che in caso contrario dovrebbe necessariamente accollarsi). Paradossalmente, però, solo i grandi operatori del mondo IT, che hanno minore necessità di pubblicizzare la qualità e il livello dei propri prodotti, hanno intrapreso concrete politiche di adeguamento alla nuova normativa. Nella perenne corsa all’offerta di servizi innovativi, i colossi del web- sempre restii ai cambiamenti- hanno deciso di essere già conformi al GDPR. La ragione è semplice, e ha chiaramente a che fare con la necessità di espandere il proprio business e guadagnare nuove quote di mercato. Ma questo, evidentemente, non è un problema solo loro.
Andrea Palumbo
posted @ lunedì 24 aprile 2017 15:52