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  • Questo blog si propone di raccogliere riflessioni, teoriche e pratiche, su tutto quello che riguarda il world-computing che mi sta attorno: programmazione in .NET, software attuale e futuro, notizie provenienti dal web, tecnologia in generale, open-source.

    L'idea è quella di lasciare una sorta di patrimonio personale, una raccolta di idee che un giorno potrebbe farmi sorridere, al pensiero di dov'ero e cosa stavo facendo.

    10/05/2005,
    Milano

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[Storia] Un byte può distruggerti (o crearti la vita)

Bello, questo mi piace, bravo Igor. :-) Dedicato a Cisternino e a tutti quelli che credono che in fondo il pallino del gioco ce lo hai sempre in mano tu. Buona fortuna, a tutti.

I più cinici pensano che l'alba sia un momento come qualsiasi altro che dipinge la nostra giornata, nulla di più e nulla di meno. Il fatto che in quel momento sorga il sole, per loro non significa nulla. Durante l'alba il sole sorge, a mezzogiorno raggiunge lo zenit, e al tramonto il sole...tramonta. E allora?

Non era di questa idea lo sviluppatore, che quel giorno si era svegliato apposta la mattina presto per farsi una passeggiata nel minuscolo paesino pugliese. Era ancora buio, ma stava albeggiando rapidamente. Le case bianche, le viuzze strette e caratteristiche, che d'estate sarebbero state piene di turisti, adesso erano completamente deserte. Regnava un silenzio innaturale, e lo sviluppatore camminava tranquillo respirando a pieni polmoni l'aria frizzante del mattino. In quel paese si sentiva a casa sua, era fin da bambino che percorreva quelle viette, ma a quell'ora del mattino tutto quello che vedeva assumeva colori nuovi tali per cui gli sembrava di essere da tutt'altra parte. Quella sensazione gli piaceva, perchè lo sviluppatore era convinto che un posto non è solo una banale locazione geografica, ma è ben altro, e questo altro dipende in gran parte da come lo si è vissuto: dalle persone che c'erano, da cosa si è bevuto, cosa si è detto e via dicendo. A questo pensava, un passo dopo l'altro.

Raggiunse una piccola piazzetta del paese, dove il bar aveva aperto da pochi minuti, entrò per prendersi un caffè amaro ed uscì un minuto dopo per continuare il suo giro. La piazzetta, lui lo sapeva bene, era coperta dalla rete wireless, anche se era difficile crederlo. Era in un paesino minuscolo della Puglia, circondato da campagne a perdita d'occhio puntellate a loro volta da trulli più o meno grandi, e lì poteva collegarsi al Web e prendere la posta. Tirò fuori il palmare, attivò la rete e fece solo un Invia/Ricevi dal Pocket Outlook: non lesse nulla di particolare, solo un commento dal proprio blog, che poi alla fine si rivelò essere uno spam. Si strinse nelle spalle, spense il palmare e continuò a camminare per raggiungere un viottolo fuori dal paese, che tagliava in due un campo di ulivi. La cosa che più gli interessava era il suo cellulare, che teneva nella tasca posteriore dei jeans. Da quello infatti aspettava un SMS, che gli avrebbe potuto cambiare la vita. Non capiva se desiderava o detestava questa cosa, ed era un pensiero che non lo mollava mai. Di sicuro, sperava che l'SMS arrivasse presto, così avrebbe conosciuto cosa lo aspettava.

Il byte questa volta era ospitato in un sistema che non conosceva perfettamente. Era un sistema molto diverso da quelli in cui viveva normalmente, sballottato da un ponte all'altro e continuamente convertito in digitale ed in analogico, e viceversa. C'era giusto il tempo di essere filtrato dalle tabelle di instradamento di qualche router per essere indirizzato al recipient successivo o di attraversare qualche gateway. Niente bus AGP, niente comunicazioni WireFire ad alta velocità, niente renderizzazioni. Solo una banale comunicazione, a metà strada tra digitale ed analogico. Quello che il byte non poteva sapere è che partecipando alla vita di questa Rete percorreva decine e decine di chilometri senza che lui se ne accorgesse. O forse sì? Al byte poco importa di quanta distanza percorre. All'interno di un tradizionale desktop, il byte si muove in un range di alcune decine di centimetri, ma la sua attività è quanto di più affascinante possa esistere, strattonato da CPU, OS, rendering ed algoritmi di ogni tipo.
Non faceva nulla per nasconderlo: il byte si stava annoiato alla grande. Quando viaggiava in formato analogico, il byte smetteva di essere tale. Diventava un'onda a 900Mhz che partiva da un ripetitore per raggiungere l'altro, passo dopo passo, fino a raggiungere il device finale al quale doveva essere recapitato. Quando questo accadde, il byte si sentì sollevato. L'ultimo ponte lo inviò ad un sistema Symbian: il byte non ne aveva mai sentito parlare. Venne accolto da un dispositivo di I/O che gli altri chiamavano "antenna": il byte non aveva mai sentito pronunciare questo nome. Cominciò a chiedersi dove fosse capitato e che razza di sistema fosse quello. Quando venne introdotto sul bus di sistema, la prima cosa che notò fu l'estrema lentezza con la quale ci si spostava, che non aveva nulla a che fare con i bus dei PC a 32-bit!! Il sistema era sempliciotto, lento e forse più...insicuro...ma il byte sapeva benissimo che non poteva farci nulla. Si adeguò ai ritmi di lavoro e si diresse dove l'OS - il fantomatico Simbyan - gli aveva comunicato, una sorta di repository che veniva comunemente chiamato "Messaggi". Si aspettava l'indirizzo di una cella di memoria, o al massimo su hard disk, ma al byte venne assegnata come destinazione una locazione che in realtà risiedeva su una memoria MMC. Affranto ed un pochino preoccupato, il byte si mise in fila sul bus insieme a tanti altri. In quel breve viaggio sentì parlare di WAP, GPRS, SIM, browser antiquati, rubrica, software sempliciotti per l'imaging: tutti concetti a lui estranei e che fece finta di ignorare.

Quando raggiunse il repository, il byte si aggregò con alcuni altri per formare uno SMS. Gli altri bytes gli dissero che avrebbero dovuto sentir passare anche uno stream audio, per notificare l'evento all'esterno. Il byte, abituato a Sound Blaster Live! o Audigy di una certa potenza, pensò che in un sistema così piccolo uno stream audio avrebbe rimbombato dappertutto, e si preparò tappandosi le orecchie. La sua delusione fu fortissima quando sentì una semplice melodia polifonica di pochi secondi risuonare lì accanto.

Dopo una lunga camminata, lo sviluppatore era tornato alla piazzetta in centro del paese. Si sedette su una panchina ed appoggiò la schiena contro il muro dietro di sè. Il bar era un po' più affollato adesso: 3 persone erano al bancone a bere il loro caffè. Un quarto era seduto su una sedia e sembrava un pesce fuor d'acqua, perchè era ben vestito e stava cambiando le batterie alla sua macchina digitale. Non è fuori posto: se lo è lui, lo sono anche io - disse tra sè e sè lo sviluppatore.
In quel momento, sentì il jingle dell'SMS arrivare dal suo cellulare. Si spaventò al suono, più forte di quello che pensava. Prese il Nokia N70 dalla tasca e vide la scritta "Hai 1 nuovo messaggio" sul display. Cliccò per leggerlo. Il testo diceva:

"Contratto accettato. Sei assunto, complimenti."

Urlò dalla gioia, saltando in piedi dalla panchina ed alzando le mani al cielo. Nel bar tutti si girarono. Si aprirono le imposte di una finestra al primo piano e si affacciò una vecchietta che, impaurita, guardò di sotto quella persona tanto strana che urlava e schiamazzava come un matto. Lo sviluppatore non li notò neppure: corse via felice come non mai.

. . . . . . . . . . . . . . .

Lo sviluppatore si scegliò di soprassalto nel suo letto, nel centro caotico di una grande città del Nord. Era agitato, il cuore correva all'impazzata. Un incubo? Si girò dalla parte del comodino, il display del cellulare era illuminato e diceva "Hai 1 nuovo messaggio". Cliccò per leggerlo. Il testo diceva:

"Contratto rifiutato. Mi spiace."

Print | posted on mercoledì 28 marzo 2007 15:46 | Filed Under [ 010 .bytes. 010 ]

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