Dedicato a Jolly, il cane che è
stato il miglior amico della mia famiglia dall'estate 1990.
Oggi, stanco, ha
deciso di lasciarci.
Il byte ne aveva passate di cotte e di crude.
Pensò a quella volta che si
imbattè per la prima volta in un firewall: il software firewall voleva
respingerlo, eliminarlo perchè lo considerava un byte pericoloso. Lui riuscì ad
aggirarlo: aggregandosi con altri bytes, formò un costrutto di codice e ad
oltrepassare le regole imposte e ad entrare nel sistema.
Pensò a quando
correva veloce, lungo i bus di sistema, portando informazioni da una parte
all'altra del sistema senza perdere un colpo.
Pensò a quando venne
renderizzato con altri 2 bytes come lui per comporre i tre valori RGB di un
pixel sul dispositivo di output, in un indirizzo di memoria AGP
del sistema. Ricordò l'emozione di poter guardare in faccia il Creatore, provò
la strana sensazione di capirlo, anche se non avrebbe mai potuto parlare la sua
lingua e non avrebbero mai potuto comunicarlo direttamente.
Pensò a quando
venne persistito sull'hard-disk, nell'header di una delle tante immagini JPG
memorizzate in quella partizione NTFS del disco secondario.
Pensò a quando
lottò contro un antivirus. Quella volte, il byte ebbe la malaugurata idea di
cacciarsi in un file infetto. L'antivirus, chiamato in causa dall'OS, voleva
spazzare via l'intero file per metterlo in quarantena ed isolarlo dal resto del
sistema. Il byte riuscì a convincere il servizio antivirus a salvarlo, a cercare
di riparare il file piuttosto che a distruggerlo completamente. Per fortuna - si
disse il byte - ci era riuscito, altrimenti la sua carriera sarebbe finita già
da un bel pezzo. Un sorriso comparve sul suo volto.
Pensò a quanti
interrupt contribuì a sollevare ottenendo, anche se solo per un piccolissimo e
maledettissimo istante, l'attenzione del kernel e dell'OS.
Il byte, che adesso si trovava all'indirizzo 0x11936, pensò con nostalgia e
con un pizzico di rammarico a tutti quei momenti felici, quando ero più
giovane ed attivo, quando aveva le forze per portare a termine i
compiti assegnati dall'OS. La verità è che non ce la faceva più: non capiva
esattamente cosa fosse. Era un malessere diffuso, la sensazione di aver fatto
fino in fondo quello che gli era stato chiesto.
Se l'era goduta, anche. Aveva parlato con altri byte, aveva addirittura
giocato, e corso, e sorriso, in tutte le occasioni che gli si
erano presentate. Si era nutrito, a volte, dei valori e degli indirizzi
che l'OS gli aveva commissionato. Aveva vissuto appieno, ne aveva fatte di tutti
i colori. Ma adesso era l'ora di andarsene, di lasciare il posto a
qualcun'altro. Il byte sorrise malinconico - si sentiva triste - ma sapeva che
non avrebbe potuto fare altrimenti. Semplicemente, non ce la faceva più, voleva
solo andarsene.
Così fece. Lentamente, diminuì la quantità di energia della propria cella di
memoria. Quando scese al di sotto di un certo valore di soglia, il byte perse
coscienza di sè. Se ne andò. L'ultima cosa che percepì era freddo, silenzio ed
una strana sensazione di beatitudine.
Jolly, il mio cane, era un
bastardino. Era completamente bianco, con una sola macchia nera
sull'occhio destro. Da piccolo, da giovane, era una peste. Correva, saltava,
saettava inseguendo i motorini nella mia via, si arrampicava sulle siepi per
passare da un giardino all'altro. Abbaiava, mangiava di tutto, dalle brioches
alle Fetta al Latte della Kinder. Se aveva voglia, stava su due zampe per un
minuto. Era sempre felice di vederci, scodinzolava sempre. Ho passato le ultime
3 estati, durante il mese di agosto, sempre a casa da solo. Jolly mi ha sempre
fatto compagnia. Vi ricordate quando vi dicevo che stavo in giardino con il mio notebook
wireless? I miei genitori erano in vacanza, mio
fratello anche. Jolly invece era lì con me, dormendo vicino ai miei piedi. Lo
portavo a spasso, giocavamo, gli davo da mangiare. Ci parlavo spesso. Ogni
giorno, quando uscivo e tornavo dal lavoro, lo coccolavo sempre. Si è sempre
cacciato in un mucchio di guai: una volta era rimasto incastrato in un cancello,
una volta rimase appeso a testa in giù mentre scavalcava una recinzione, si è
fatto male tentando le sue "imprese" che l'hanno reso famoso nella nostra
via.
Grazie di tutto, Jolly, ti voglio
bene!!!