Sant'Angelo Lodigiano,
11 Maggio 2005
Ieri o l'altro ieri su questo blog ho letto di un tizio che aveva avuto problemi con l'attivazione di Windows, che si lamentava del fatto che non poteva usare un prodotto regolarmente acquistato, che il codice-prodotto di Windows è una cifra a non-so-bene-quante-cifre, etc. etc. Rimando al post esatto per tutti i dettagli.
Questa mattina ritorno su punto-informatico.it (sito che guardo ogni giorno) e mi ritrovo un altro articolo, che controbatte al precedente. Ho subito notato come mentre il primo articolo "accusatorio" era anonimo, quest'ultimo è firmato da Tizio e Caio della società scritta in fondo.
Tutte le volte che leggo o sento qualcosa sulla pirateria, sui sistemi di protezione digitali mi sento sempre scombussolare qualcosa dentro. Proprio ieri, guarda caso, mentre venivo a Milano con un mio amico e mio fratello, con quest'ultimo ho avuto una pesante ed accesa discussione sul tema 'pirateria'. Oggetto scatenante: una non meglio precisata intervista a Giorgio Faletti, che ha prestato la sua immagine per uno spot pubblicitario TV proprio su questo argomento.
Santi numi, voglio dire la mia con questo articolo. Preciso che non sono un esperto di legge, voglio solo esprimere il mio parere su questa cosa che provoca litigi, scombussolamenti ed accese discussioni fra me e le persone (intese come colleghi/amici/ex-fidanzate) che mi stanno attorno. Per cui non voglio addentrarmi nei casini della legge xyz, o della proposta kwj, etc. etc. Voglio semplicemente scrivere in questo articolo il mio pensiero.
Non so bene come cominciare, per cui entro subito nel vivo. Secondo me i metodi di protezione attualmente utilizzati per bloccare la pirateria non funzionano come dovrebbero, e non sono la vera soluzione per il problema. Perché? Perché ritengo che siano tutti raggirabili. Sempre, in ogni caso e tutti. L'abbiamo visto per esempio nel caso dei DVD e le 5 regioni: alla fine ci sono lettori hardware e software che eludono questo limite (non dovrebbero essere fuorilegge?). Codici di attivazione, numeri seriali, attivazione via web, sono tutte questioni software e con il software ogni cosa è stata crackata, raggirata ed elusa. E sarà sempre così. Io personalmente considero questi metodi solo lievemente efficaci, perché comunque sia rappresentano un ostacolo alla libera diffusione di un software, per cui ben vengano. Però c'è anche il risvolto della medaglia. Non so chi di voi video-gioca, ma ha suscitato molto scalpore Half-Life 2, un FPS uscito recentemente che obbliga l'acquirente a: comprare il gioco nel negozio, installarlo ed attivarlo. Normale? No, perché l'attivazione dura 30-45 minuti, un certo meccanismo software+web deve decriptare i files installati sull'HD. Questo metodo ha rotto le scatole a parecchie gente. Gente che non ha ADSL, per esempio, oppure rari casi in cui la procedura è fallita o si è interrotta. Nei primi giorni i server Valve erano collassati e molti hanno potuto attivare HL2 solo qualche giorno dopo (tristezza!). Gente che alla fine ha giurato di non acquistare più prodotti targati Valve (che è lo sviluppatore di HL2) e protetti dal famigerato Steam. Ho acquistato su ebay.it Colin McRae Rally 2005 e non parte se sul PC metto Nero Burning Room: cosa risaputa, per farlo partire ho dovuto togliere Nero. Mah! Quindi, io cercherei una via di mezzo senza complicare troppo la vita al cliente.
Però, domandiamoci una cosa. Perché è nata la pirateria? Perché i CD e i videogiochi costano? Sicuramente. Perché il materiale digitale è facilmente duplicabile? Ovvio che sì. Nessuno si sognerebbe mai di piratare un camion. Fa sorridere, ed è ovviamente un concetto che nemmeno abbiamo in testa. Perché si tratta di un bene materiale, di un qualcosa di fisico, di qualcosa che si può toccare. Invece CD, musica, videogiochi, wallpaper, suonerie di cellulari sono tutti concetti astratti, da un certo punto di vista, prodotti che sono lì, sullo schermo, si possono vedere, ci si può interagire, però, dai……cosa vuoi che costi fare quella cosa lì? Io stesso sento e percepisco questo tipo di reazione quando faccio vedere i miei software! A gennaio/febbraio ho scritto un software in VB6 per veterinati, lo faccio vedere al cliente, gli chiedo (mi pare di ricordare) qualcosa come 650 euro. Lui mi guarda, sgrana gli occhi, mi dice che il prezzo è alto e poi, scendendo nella discussione amichevole, mi chiede: ma quanto tempo ci vuole a fare questo programma? A disegnare le maschere? A fare le stampe? Vai tu a spiegargli che è in VB6, che usa MSDE, che genera le stampe con Crystal Report, che può esportare in XML. E questo non è un racconto (group.google.com ricorda tutto), non sono un anonimo, io mi chiamo Igor Damiani e vi posso dare cognome e nome del veterinario (Mario Rossi, mi pare si chiami: a parte scherzi, esiste veramente, se serve lo dico in privato, eh eh eh).
Parlando espressamente di software, ho letto qualche giorno fa da qualche parte l'intervento di qualche esponente dell'open-source (mi pare fosse lo stesso Stallman). Questi, chiunque fosse, sosteneva che uno dei metodi per combattere la pirateria è quello, semplicemente, di non far pagare il software. In pieno spirito open-source. Guadagnare su formazione, assistenza, modifiche al software, tutto il resto. Non male come idea, anche se francamente l'open-source di per sé non è che mi appassioni più di tanto. Va bene regalare un software (licenza freeware), ma dare a tutti anche i sorgenti, francamente, mi fa storgere il naso. Assolutamente d'accordo sul divulgare un software gratuitamente, ma il software rimane di mia proprietà, sorgenti compresi. Scusate l'evidente limitatezza di pensiero in questo senso, però la vedo così.
Tornando a monte, la pirateria è in parte anche un problema di cultura. Mentre per un camion ci immaginiamo stabilimenti e catene di montaggio, per un software non è così. La gente si immagina una stanza, 5 computer, qualche click e via. E quindi quando vede Windows a 600 euro, dice che è tanto, quando vede Half Life 2 a 59 euro costa troppo. Va dall'amico e "non è che me lo puoi duplicare?". Non è giusto, anche se sarebbe falso dire che non ci siamo cascati un po' tutti nella tentazione. Vi posso giurare che quando ho comprato Kotor 2 (gioco di ruolo ambientato nella saga di Star Wars) un mio conoscente ne voleva una copia: non gliel'ho fatta, se lo vuole se lo compra anche lui. Si è un po' arrabbiato. Non è un racconto nemmeno questo (ho lo scontrino da esibire, il tempo di tornare a casa e lo scansiono).
La questione dei costi alti è un problema grave, e secondo me è la causa di tutto. Il problema va risolto a monte. Un po' come il discorso che si fa con le tasse dello Stato: se fossimo tutti a pagarle, pagheremmo tutti meno, e allora giù con la lotta all'evasione fiscale. Stesso discorso nell'ambito informatico. Seguendo la lesson n°1 del webcast 'Programming videogame in C#', Matthew il relatore ha spiegato in breve i costi di un videogioco in base al tempo e al numero dei programmatori coinvolti. Se per creare un software spendo 100 euro, lavoro con 50 sviluppatori e prevedo di vendere 500 copie, per recuperare i costi ogni copia deve costare y euro. Se la stima delle copie diminuisce, il costo singolo aumenta. Tutto qua. Per questo trovo grandiosa l'idea di Rete 105 o di iTunes, che con i loro portali vendono musica italiana e straniera a bassissimo costo: ma ormai la gente si è abituata bene con il file-sharing (e anche qui ce ne sarebbero di cose da dire) e non so quanto successo abbiano avuto quelle iniziative. Vai tu a dire a Pinco Pallino che quello che ieri scaricavi gratis, oggi lo devi pagare per essere in regola. Vai tu a dire che era ieri che sbagliava e che oggi farebbe la cosa giusta! Io il mio account su iTunes ce l'ho, dico il vero (cit. Torre Nera), e ho già acquistato un po' di buona musica jazz di Diana Krall e un altro cantante italo-americano di cui ora mi sfugge il nome (!). Ho a casa i miei WMA e son contento: l'ho detto ai miei amici e mi hanno deriso (bonariamente), ma li ho guardati dal basso verso l'alto. Il Lato Oscuro ormai li ha presi, per loro non c'è più speranza. Però si credeva così anche di Darth Fener, mi pare, vero?
E poi, scusate una cosa. Francamente, io sento parlare di pirateria anche per quanto riguarda la proprietà dei diritti d'autore e intellettuali. Non sono esperto in materia, ma mi chiedo cosa significhi in questo contesto la proprietà dei diritti d'autore??? Piratare un CD non vuol dire appropriarsi di un software e spacciarlo per proprio, o sbaglio? E' questo quello che vuol dire? Perché altrimenti credo di essere fuori strada e finisco qua questa piccola parentesi in attesa di illuminazioni.
Uno dei temi sollevati da mio fratello (che è programmatore/informatico/videogiocatore come me) dopo aver visto lo spot era: "Ho visto Faletti in TV che diceva di evitare la pirateria perché soffoca l'arte, economicamente la distrugge ed impedisce ai nuovi artisti di lavorare". Lui si è meravigliato: dal suo punto di vista, l'arte è sempre stata una cosa povera, gli artisti è giusto che stiano e che vivano in povertà. Mah! Vorrei dire a mio fratello (gli dirò di leggere questo articolo) che siamo nel 2005 e le cose sono ben diverse da allora. Capisco il suo discorso, in linea generale, ma mi sembra troppo estremista. In un mondo in cui i cantanti e le star devono fare tourneè in giro per il mondo, e mi sembra anche logico che sia così: voi ve la vedreste la Spears con appena 80.000 dollari sul conto? La pirateria è anche e soprattutto un problema economico, che però va combattutto all'origine, senza la repressione banale e sempliciotta. Ci sono state un sacco di proposte software musicali a basso costo che continuano a mietere successo: Biagio Antonacci (un nome fra tanti) ha fatto uscire il suo album "Convivendo" diviso in due parti. Costo di ogni CD? 10 euro e qualcosa. Tanto? Può essere, però quando ho voluto comprarmi l'ultimo CD degli 883 (per motivi affettivi più che altro) l'ho lasciato sullo scaffale: 33 euro. Per cui ben venga Biagio e la sua idea. Sul fronte video-ludico, ricordo PC Calcio (in edicola), oppure Gothic 2, oppure ancora le serie economiche di giochi un po' più vecchi dovrebbero essere iniziative che danno il buon esempio.
Vedete, torniamo sempre un po' al discorso di prima. Vedo in giro un sacco di cellulari costosi, videofonini, communicator che vengono usati per delle sciocchezze, e nessuno si lamenta, anzi. A Natale i negozi specializzati sono imbottigliati peggio della tangenziale Ovest di Milano in una giornata nebbiosa. Nessuno si lamenta, perché? Perché il cellulare (come tanti altri prodotti: scarpe da ginnastica, orologi, etc. etc.) viene percepito come un bene, un lusso e una cosa bella da mostrare: ho comprato il nuovo Nokia con Bluetooth, l'ho pagato xyz euro, son contento, lo faccio vedere in giro e gli altri mi trattano da figo. Perché con il software non funziona così? Non posso esprimere a parole scritte il gusto che provo tutte le volte che qualcuno mi chiede "Vuoi vedere Star Wars Episodio II ? Ho il DivX": lo guardo e rispondo, stizzito "No, ho il DVD. Originale.". Sicuramente ci sarà qualcuno che avrà già visto Episodio III, non ne dubito, ma personalmente preferisco un bello schermo al cinema o il mio DVD a casa. Giuro, non è per dire, è proprio così. Oppure la soddisfazione quando dico a qualcuno che ho preso Doom 3, Half Life 2, addirittura quando acquistai MSDN Professional: c'è gente che mi guarda male, come se venissi da un altro mondo. La soluzione deve nascere anche dalle coscienze di ciascuno di noi: mentre oggi fa figo essere riusciti a scaricare sul p2p l'ultimo film, dovrebbe essere figo comprarlo originale.
Quindi per me è un enorme problema culturale, oltre che economico, fidatevi.
Con quello che ho scritto non so bene dove sono andato a parare. Forse a focalizzare alcune questioni che reputo essenziali prima di tutto per capire il problema. Ho il sospetto che parecchi (compreso me) non abbiano ben compreso tutti i risvolti della pirateria. Questione di prezzi troppo elevati, abbiamo detto, questione culturale: la pirateria è un fatto sociale che va compreso e combattuto alla radice. Tagliata la radice malefica, come farebbe un giardiniere con la sua pianta bisognosa di cure, tutti i rami malati cadranno da soli.
Qual è la radice di tutto? Io non ho la presunzione di capirlo, il sospetto però è che ce ne sia più di una. Qui ci troviamo in un blog a tema, possiamo dire, e un po' mi dispiace, perché tra di noi vediamo sempre la cosa sempre dallo stesso punto di vista. Cosa direbbe un cantante (come la mia ex che doveva pagare la SIAE ad ogni concerto?), cosa direbbero le case discografiche o il negoziante dietro l'angolo? Mi piacerebbe veramente poter parlare della cosa a 360°, sicuramente c'è qualcuno che l'ha già fatto, però son fatto così e io devo rielaborare a modo mio.
Spero che in qualche modo queste due pagine che ho scritto abbiano un certo riscontro, tra di noi e al di fuori del blog, perchè mi piacerebbe sentire un po' cosa ne pensate.