Il mio primo volo. Sono emozionato. Appena mi siedo sul sedile del mio Cessna, vedo il riflesso del mio volto sul plexiglass che chiude l'abitacolo. Ho quasi una paura boia, non sono mai stato a bordo di un aereo, e la sola idea che fra qualche minuto lo dovrò pilotare io mi terrorizza. Mi è stato consigliato un Cessna RG182, piccolo e maneggevole. Non ho una meta precisa, la sola voglia che ho è quella di dare carburante ai motori, farmi un volo nei dintorni di Linate e tornarmene a casa soddisfatto e con il sorriso in faccia.
Do un'occhiata veloce alla strumentazione che assicurarmi che sia tutto sotto controllo. Flaps, altimetro, serbatoio pieno, tutto ok. Accendo i motori tirando la leva di accensione e in pochi secondi l'abitacolo vibra e il fragore dei motori mi entra nelle orecchie. La potenza è al minimo, i freni di stazionamenti sono bloccati, eppure sento già una leggera spinta all'indietro. O forse è solo un'impressione? Beh, che dire, è arrivato il momento. Chiedo l'autorizzazione al decollo, sui 112.60Mhz, sblocco i freni e do potenza. Il numero di giri aumenta progressivamente, e dopo qualche secondo il Cessna fa un balzo in avanti cominciando a rullare sulla pista.
15 nodi, 30 nodi, 40 nodi. La pista 36 di Linate scorre veloce, le mani sicure sul controllo tengono il velivolo in pista. 55 nodi, uao, si fila veloci. Sorrido all'idea, e quando la velocità raggiunge gli 80 nodi tiro dolcemente verso di me e mi stacco da terra, veloce veloce e senza tentennamenti. Avrei potuto staccare prima, ma mi piace avere una sicurezza maggiore di evitare lo stallo, proprio in fase di decollo, il momento più critico per tutti i voli.
E così, eccomi qua. Sono già a 900 metri di altitudine, la velocità è di 100 nodi all'ora. La Lombardia è piccola e grande allo stesso tempo. Vedo auto sotto di me che camminano lente, il preciso disegno di campi coltivati, nuvole bianche che mi salutano. Dopo qualche minuto, imposto il pilota automatico, consentendogli di mantenere l'altitudine prefissata di 1.300 metri, mentre manualmente viro fino a puntare diretto il nord. Fin qua tutto bene. Il motore non perde un colpo, il virosbandometro non segnala nulla di particolare: se ci fossero forti correnti d'aria lo segnalerebbe subito. Invece tutto procede regolare. Dopo una decina di minuti, vedo stagliarsi di fronte a me le prime montagne, le Prealpi, che si fanno sempre più grandi man mano che mi avvicino. Scendo di quota, leggermente, e mi infilo in una gola, non so esattamente dove mi trovo, ho lasciato che l'istinto mi guidasse. Che bello. Sui fianchi delle montagne ci sono boschi di faggi, strade strette e tortuose che tagliano i boschi, paesini di montagna ed è incredibile come con lo sguardo possa arrivare ovunque, abbracciare un'intera vallata da un fianco all'altro. Sorrido tra me e me pensando ad un mio amico, che tempo fa mi parlò della sensazione di libertà che prova ogni volta che sale a bordo della sua moto e si concede qualche giro turistico il sabato o la domenica al Penice. Gli luccicavano gli occhi mentre mi raccontava, però non mi convinse più di tanto: non sono mai stato un appassionato di moto. Comunque sia, sono convinto che se fosse qua con me adesso avrebbe un concetto molto diverso della parola libertà, altro che moto. Chissà dov'è adesso questo mio amico.
E' più o meno una mezz'oretta che sono in volo, decido di tornare indietro. Viro verso sud, puntando approssimativamente verso Linate. So a menadito che il VOR di Linate opera sui 116.20 Mhz ma chissà perché mi piace sempre andare a leggermelo sul manuale operativo di bordo. Imposto sul pannello della radio la frequenza e imposto l'autopilota per posizionarmi senza troppe complicazioni sulla radiale corretta. Linate ha due piste d'atterraggio: la 18 e la 36. Questo significa che viaggiando verso 180 sono già in linea. Uao, non potrebbe andarmi meglio. Il Cessna continua a tenersi in aria senza problemi, diminuisco la potenza ai motori per risparmiare carburante, diminuisco il passo dell'elica e via veloci.
Continuo a volare per un bel pezzo, e credo di essermi imbambolato a guardare il panorama. E' sempre lo stesso, ma quando si guarda la Lombardia da un aereo, il tuo aereo, sembra tutta un'altra cosa. Devo essermi imbambolato, credo, perché quando mi "risveglio" mi accorgo con uno spavento e con un sussulto che mi trovo a 5 miglia dalla pista. Oddio, ecco che dovevo combinare il mio casino. Riuscirò ad atterrare???
Rischio di perdere la pista, se non mi sbrigo. Ok, motori al minimo, per rallentare e punto il muso del velivolo verso il basso. Sono orribilmente troppo alto. Scendo veloce. 1.100 metri, 900 metri. Distanza dalla pista: 4 miglia. Controllare l'allineamento con la pista: oddio, arrivo con un angolo di 25° da sinistra. Ehm, dovevo atterrare, giusto? Regolo, viro dolcemente verso destra, cerco un migliore allineamento. Ok, così va meglio. Comincio a vedere in lontananza, più in basso, le luci di segnalazione della pista. 600 metri, alla pista mancano 2,5 miglia.
Bene, siamo quasi in dirittura d'arrivo. Mi accorgo d'un tratto che l'agitazione mi fa sudare le mani, che tremano leggermente. No, Igor, non è questo il momento di farsi prendere dal panico. Scendo ancora, l'altitudine adesso è di 200 metri, comincia a essere ok. Ultimo miglio. Viro, prima a destra di 5 gradi, quando vedo a occhio che la pista è in linea, mi raddrizzo portandomi esattamente a 180. Motore al minimo, sono troppo veloce. Piano, piano!
Giù il carrello, me lo stavo dimenticando. La pista è proprio di fronte a me. Il Cessna scende ancora, 80 metri. Usando la cloche, do piccole correzioni di rotta per atterrare correttamente: l'ultima cosa che voglio fare è finire fuori pista al mio primo volo. Il cuore batte forte. 30 metri di altezza, ora vedo distintamente l'erba. Aspetto di arrivare sopra la pista: allineamento perfetto, poteva andare peggio. 10 metri. 5 metri. Diminuisco ancora un po' i motori, ma ho già capito di essere troppo veloce. 2 metri. Tocco terra, è un atterraggio un po' brusco e la velocità mi fa rimbalzare dalla pista di nuovo in aria. Mi innervosisco un po': se solo fossi stato più attento. La velocità è diminuita di colpo, scendo, e scendo, fino a toccare nuovamente la pista. Dopo aver passato un'ora in volo, sentire l'asfalto sotto i piedi è una strana sensazione. Manovro mantenendo l'aereo in pista, che pian piano rallenta, fino a fermarsi.
Tiro un sospiro di sollievo. Spengo i motori, le eliche si fermano. Andata, Grandioso. Quando son partito pesavo 68 chili, adesso sicuramente peso qualcosa in meno.