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  • Questo blog si propone di raccogliere riflessioni, teoriche e pratiche, su tutto quello che riguarda il world-computing che mi sta attorno: programmazione in .NET, software attuale e futuro, notizie provenienti dal web, tecnologia in generale, open-source.

    L'idea è quella di lasciare una sorta di patrimonio personale, una raccolta di idee che un giorno potrebbe farmi sorridere, al pensiero di dov'ero e cosa stavo facendo.

    10/05/2005,
    Milano

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Il sogno del byte che visitò il Confine Estremo

I bytes che vivono in prossimità dell'indirizzo 0x80000 vivono isolati, lontani dal vero fulcro delle attività. E' difficile immaginare un mondo con un confine reale, fisico, al di là del quale non esiste più nulla, come se fantomatiche Colonne d'Ercole impediscano di andare oltre. E' difficile spiegare a parole cosa vuol dire tentare di superare questi limiti, e di venir rimappati dalle logiche della CPU verso l'indirizzo base della memoria RAM o, peggio, di provocare un crash di sistema. E' difficile immaginarlo, eppure al byte capitò di trovarsi in quelle zone virtualmente oscure, fisicamente all'estremo confine dello spazio di indirizzamento disponibile. Mentre aspettava il proprio turno di lavoro in una serie infinita di istruzioni NOP nell'assembler del processo in cui si trovava, il byte rabbrividì mentre dormiva e ripensava a quei cicli di clock durante i quali era stato memorizzati nell'indirizzo 0x7FF80, a pochi passi dal Confine Estremo.

Durante il suo riposo, il byte sognò.
Il byte sognò soprattutto il freddo intenso
, che gli entrava nelle ossa e quasi tentava di rallentarlo nella sua infinita ed eterna rincorsa al clock di sistema. Non sapeva come, eppure aveva percepito di essere arrivato in un luogo remoto e distante, raggiunto pochissime volte dal flusso di informazioni del software: il sistema nel quale si trovava infatti non richiedeva spesso di utilizzare un quantitativo di memoria tale da giustificare l'occupazione di quelle aree.

Il byte sognò anche il silenzio di quei luoghi . L'assoluta mancanza di qualsiasi rumore, di qualsiasi tipo, era snervante e quasi fastidiosa, abituato com'era a dover urlare, a volte, per far sentire la sua voce sopra quella degli altri bytes, quando gli capitava di frequentare luoghi più affollati. Soltanto il clock riusciva comunque ad echeggiare fin laggiù: era essenziale per il buon funzionamento dell'OS, e quindi doveva necessariamente raggiungere tutti i bus, tutte le locazioni di memoria, nessuna esclusa. Ebbe un sussulto quando gli tornò in mente il tentativo che fece di chiamare qualcuno: la sua voce rimbalzò n volte sulle pareti della sua cella di memoria, formando un'eco che ancora oggi lo inquietava, perchè aveva un nonsochè di estraneo. Quasi poteva leggere e rilevare la forma d'onda analogica dell'eco, molto diversa dall'onda quadra che aveva visto innumerevoli volte in altre occasioni.

Il byte pensò durante il suo sogno anche all'aspetto asettico della sua cella di memoria, che lo aveva fatto riflettere sul reale aspetto delle celle di memoria vergini, ovvero mai toccate prima da alcun bytes e quindi mai esplorate prima. La cella 0x7FF80 in cui si trovava era molto diversa da quelle a cui era abituato: il colore prevalente era il nero opaco, poco riflettente, sulle cui pareti scorrevano continuamente piccoli bus capillari che portavano informazioni diagnostiche come il parity check. Tutto riluceva e al tocco delicato della sua mano, il byte sentì una superficie liscia e levigata, assolutamente priva di ogni più piccola asperità. L'asettico si ripercuoteva anche sull'olfatto, neutro e privo di ogni particolarità. Si sentì spaesato e solo, in quei momenti, e non vedeva l'ora che la CPU lo chiamasse altrove, per fare altri lavori.

Un ronzio fastidioso sempre più forte disturbò il sonno del byte, fino a quando non lo svegliò del tutto. Il byte aprì i suoi occhi, agitato e nervoso dopo l'incubo a causa del quale aveva rivissuto quell'esperienza. Diede un'occhiata al bus degli indirizzi lì ai suoi piedi appena in tempo per vedere che era stato chiamato da qualche thread. Lanciò uno sguardo fuori dalla sua cella, osservando per qualche istante il lungo bus dati che, se da una parte portava al core, dall'altra conduceva al tanto temuto Confine Estremo. Sentì il vento gelido che tirava verso quella direzione, ma il byte sorrise rilassato, perchè sapeva che lui doveva andare nella memoria della GPU, probabilmente per comporre qualche texture o per calcolare qualche algoritmo grafico ottimizzato.

"Alla prossima volta, Confine Estremo.
Un giorno sicuramente ci incontreremo ancora, ma non oggi. Non ancora.
"
Il byte non si sentiva solo, nè spaesato, nè minacciato, in quel momento, e gli andava bene così. Il byte si tuffò sul bus dati e venne immediatamente sospinto in avanti insieme ad altre decine di Megabytes che, più avanti, sarebbero stati reindirizzati ai loro rispettivi compiti.

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Print | posted on lunedì 6 marzo 2006 19:09 | Filed Under [ 010 .bytes. 010 ]

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