Non so nella vostra famiglia, ma nella mia, fin da
piccolo, abbiamo sempre fatto l'albero esattamente l'8 dicembre, così come vuole
la tradizione. Da bambino, vivevo quel giorno con un pizzico di magia: a me
l'albero di Natale piace molto. E' vero, il Natale è una festa religiosa, e
l'albero non c'entra nulla, però per me è così. I rametti illuminati dalle
luci intermittenti rosse, blu e verdi. Festoni che salgono e scendono
decorandolo. Sembra quasi che i balocchi appesi vivano, per questi pochi giorni,
una vita tutta loro. Prendetemi anche in giro - concesso - ma in fondo sono un
sentimentale/romanticone!
Avrei anche voluto scrivere un racconto sul mio amico byte, in questi giorni,
trascinato da questo buonismo natalizio che - secondo me - fa sempre
bene. Meglio che ci sia, piuttosto che non averlo del tutto. Ma alla fine mi
sono bloccato e ho deciso di lasciar perdere, perchè è giusto che il bambino che
c'è in me (e in tutti voi, ne sono sicuro) continui a vivere il Natale come
crede, senza bisogno di esternare troppo. Per me è come un'utopia, un mito
irraggiungibile, quello di scrivere un breve racconto che parli del Natale, che
sia capace di esprimere davvero tutte le emozioni che mi nascono dentro
quando guardo il mio bel Albero di Natale.
Beh, insomma. Oggi, quando smonterete il vostro Albero,
sorridete. Non lo rivedrete più fino al prossimo Natale. Non è un buon motivo
per sorridere anche solo una volta?
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