E’ notizia di questi giorni il blocco della commissione presso il Ministero dei Beni Culturali che stava lavorando per ridisegnare gli aspetti più controversi delle leggi sul “diritto d’autore” da parte del Governo.
Le modifiche su cui la commissione stava lavorando riguardavano dei temi caldi, uno dei quali aveva come obiettivo l’eliminazione della possibilità di perseguire d’ufficio chi condivide musica o film in rete e l'introduzione dell’obbligo della “querela di parte”.
Tale modifica avrebbe permesso di evitare l’automatica individuazione dell’IP dalle forze dell’ordine, l’eventuale sequestro e solo in un secondo momento l’autorizzazione del Pubblico Ministero (come previsto “in casi d’urgenza”) per i casi di lievi entità.
L’intento di questa iniziativa della commissione sembrava finalizzata ad evitare di ingolfare i tribunali per fatti di minima entità, dando così spazio a una più mirata lotta nei confronti di chi in maniera importante violi il diritto d’autore e rechi danno alle imprese. Inoltre l’inserimento dell’obbligo di “querela di parte” per l’attivazione della magistratura non sembrava uno strumento incoerente con il sistema legislativo italiano attuale, considerando che viene utilizzato per alcuni reati di una certa gravità come le lesioni gravi ed il falso in bilancio.
Si conferma così la tendenza internazionale e nazionale intrapresa nella lotta a tutela del diritto d’autore, tendenza peraltro usata dal Governo per motivare il blocco dei lavori della commissione.
Dura la reazione dell’ALCEI (associazione che da anni si batte in Italia a favore delle libertà digitali) che ha definito le motivazioni del blocco della commissione come “delle giustificazioni formali palesemente non accettabili” e accusando il Governo di seguire “le indicazioni repressive di un ben identificato gruppo di imprese"...e la polemica si infiamma!
posted @ venerdì 14 ottobre 2005 18:53