Lessig e la sua "Cultura libera"

Quest’anno nelle valigie fatte per andare in vacanza, oltre all’immancabile romanzo di Grisham, ho aggiunto un libro di Lawrence Lessig, “Cultura libera”.
La presenza di una lettura non certo da spiaggia con me era dettata dal desiderio di conoscere meglio il pensiero di questo noto avvocato e docente universitario, di cui avevo sentito parlare molto bene all’ultimo Italian Cyberspace Law Conference. Egli infatti da qualche anno si batte contro la guerra senza frontiere alla ”pirateria” e desideravo conoscere la sua posizione più nel dettaglio.

Non nascondo come questa lettura mi abbia dato diversi spunti di riflessione, soprattutto perché ha evidenziato come la difesa estrema del “copyright” possa portare dei rischi a cui non avevo pensato e cioè il sacrificio della libertà di espressione e soprattutto della creatività.

Premetto subito come la posizione di Lessig non sia certo a favore della pirateria e neanche strizzi l’occhio a posizioni  come il “tutto libero”. Egli semplicemente crede che l’estremizzazione della guerra alla pirateria condotta in nome della tutela dei diritti degli autori, ma guidata dagli interessi della grande industria, finisca per distruggere ogni possibilità di riuso creativo dei materiali del passato attraverso le nuove tecnologie. Un esempio su tutti la Walt Disney che sul riuso creativo di favole del passato ha costruito il suo successo e che ora si batte con forza per blindare e rendere perpetui i diritti sul copyright.
 
Egli affronta l’argomento in questo libro cercando di esaminare il presente, dando però uno sguardo all’esperienza passata con l’occhio di chi conosce legge e tecnologie.
Ne esce un affascinante viaggio dove si scopre come sotto il marchio di “pirati” sono nati fenomeni quali l’industria di Hollywood, l’industria discografica, la radio e l’americanissima TV via cavo.Lessig sostiene, con esempi e racconti, che le battaglie come quelle attuali alla “pirateria” e alle nuove tecnologie, che minano i poteri finanziari, ce ne sono sempre state, ma è solo oggi per la prima volta dove la legge si schiera apertamente contro le nuove tecnologie, favorendo il potere privato delle grandi industrie a scapito dell’interesse pubblico.

Il professore della Stanford Law School si domanda come “in un mondo che minaccia 150.000 dollari di multa per ogni violazione di un diritto d’autore, che richiede decine di migliaia di dollari soltanto per difendersi contro l’accusa di violazione e che non ha l’obbligo di rimborsare alla persona ingiustamente accusata le spese affrontate per tutelare il proprio diritto ad esprimersi” si possa pensare che la gente viva in una cultura libera.

Un argomento delicato sul quale si possono avere posizioni differenti, ma indipendentemente se si concordi o no sulla posizione di Lessig, il modo intelligente e costruttivo con cui affronta un tema così caldo me ne fa consigliare la lettura.