Licenza GPL: virale sì, ma non sulla "proprietà intellettuale"

Finalmente trovo il tempo di tornare a scrivere sul mio blog, dopo i tanti impegni degli ultimi due mesi.
Oggi vorrei toccare un argomento che è stato spesso oggetto di discussione, anche in questa community, e del quale mi viene spesso chiesto chiarimento, anche via e-mail.
Si tratta della possibilità di ricevere compensi per propri software ai quali si è assegnata licenza GPL e per i quali successivamente si sono aperti spiragli di possibili vantaggi economici da trarne. E’ possibile?


Spesso si ha la convinzione che la "virulenza" della licenza GPL renda impossibile all’autore del software di trarne eventuale beneficio economico, ma in realtà questo pensiero finisce per mettere una licenza, se pur open source, davanti alla proprietà intellettuale dell’individuo e questo è sbagliato.
Infatti è vero che il software con licenza GPL è open source e di conseguenza libero e perciò non remunerativo per l’autore, ma è anche vero che la virulenza che caratterizza la licenza GPL non è retroattiva, di conseguenza non va ad intaccare la proprietà intellettuale.


Da queste osservazioni possiamo perciò trarne la conclusione che nessuno vieta allo stesso autore di creare versioni dello stesso software con licenze diverse, anche successivamente, quindi per esempio creare una versione open source e una commerciale, che sarà esente dalle caratteristiche tipiche del software libero.
Quindi tranquilli programmatori, assegnare al proprio software una licenza GPL non significa precludersi altri orizzonti più remunerativi.