Concludo la serata in bellezza. Del resto sono solo le 22.11, ma non potevo esimermi dal convergervi in questa amara risposta ricevuta dal Dott. Dario Denni – Segretario Generale AIIP (Associazione Italiana Internet Provider). Ritengo la figura del Denni una tra le più alte cariche dell'associazione, e in quanto tale, il genere di risposte ricevute mi lascia ben comprendere perché in Italia non si affronti seriamente il problema "pornografia in internet" e tutti gli aspetti ad essa correlati come la pedopornografia et simili.
La vicenda inizia perché assieme ad un carissimo amico – sebbene ognuno di noi abbia la sua struttura indipendente – abbiamo deciso di collaborare per realizzare un filtro internet per eliminare la pornografia dagli schermi degli utenti. Il filtro è stato in prima battuta distribuito per le scuole italiane di diverso ordine e grado – non lo nascondo – con una certa difficoltà visto lo spinoso argomento trattato e l'ignoranza della materia di molti responsabili ai quali ci siamo rivolti.
Tuttavia i discreti successi ottenuti ci hanno fatto perseverare e siamo andati avanti con il processo di sviluppo realizzando un nuovo sistema di filtraggio che funziona alla stregua di un DNS server. Questo per evitare problemi di logging per i quali poi si sarebbe dovuto poi mettere in piedi tutta una serie di accorgimenti stile provider, ma anche per offrire un servizio più efficiente.
Detto questo, anche alla luce del recente decreto Gentiloni (di inizio anno) di concerto il dicastero per le Riforme e le innovazioni nella pubblica amministrazione con il quale le due strutture intendevano regolamentare (e contrastare) il fenomeno della pornografia e della pedopornografia in rete, ci siamo sentiti in un certo senso "autorizzati" a scrivere alla AIIP per fargli presente il progetto e per cercare di capire eventuali possibilità di partnership o di proposizione dello strumento realizzato ai loro membri.
Insomma una sorta di pubblicità traversa, ma fatta per meglio arrivare a centrare l'obiettivo primario, quello di coinvolgere i vari provider che, stante al decreto, dovrebbero reagire alla richieste di oscuramento dei siti pornografici segnalati presso una centrale operativa entro 6 ore dalla notifica. Non entro nel dettaglio delle procedure, però se si può prevenire, perché aspettare e curare?
Una certa idea sul perché ce la siamo fatta io e il mio collega: riteniamo infatti che gli interessi dei provider e dell'annessa materia pornografica portino così tanti soldoni nelle loro tasche che bloccare il fenomeno significherebbe ostacolare il loro senso "critico" di business.
Non faccio nomi e cognomi, ma butto tutti, anche i buoni, nel calderone.
Bene, stasera il mio collega che si sta preoccupando di mandare e-mail ad organismi ed enti preposti, contatta il Dott. Denni, mandandogli una e-mail per presentare il progetto. Alla fine di una serie di risposte che poco ci convincono sulla preparazione tecnica del personaggio in questione, leggiamo questo:
"Non vedo perchè lei proponga un filtraggio sui siti pornografici. Non sono vietati. Per di più un filtraggio sui DNS si aggira col semplice traduttore di google. In ogni caso non ci interessa."
Cioè, se non ho capito male all'AIIP non interessa combattere la pornografia.
Premesso che dopo avergli dato la possibilità di provare il servizio, lo stesso non si è nemmeno degnato di provarlo, la cosa più allucinate è che "Non ci interessa!!".
Ah beh se non interessa a chi regna sovrano sopra agli Internet provider, mi domando allora come possa interessare la cosa agli provider stessi.
Non ho francamente parole.