Quando si svegliò, si sentì subito di cattivo umore.
Voleva starsene per conto proprio, tranquillo, mentre in realtà sapeva quello
che lo aspettava. Il byte rimase ancora qualche ciclo di clock nella propria
cella di memoria, stropicciandosi gli occhi e cercando di ricordarsi
dove si trovava. Che vita di inferno - si disse il byte! Non è possibile vivere
in questa maniera, sempre di corsa, svegliandosi la mattina senza ricordarsi più
nulla del giorno prima, senza un attimo di tempo libero. Pensò per un solo
istante a quanto sarebbe stato bello poter vagare liberamente per il sistema,
senza dover per forza rispondere a qualcuno, senza avere questo o quello da
fare. Girare, camminare, correre, per il solo gusto di farlo, senza appartenere
ad alcun thread particolare, più o meno prioritario. "E
poi...perchè diavolo non posso formare un byte[2] per i cavoli miei, senza dire
niente a nessuno???"
Libertà, ecco cosa manca alla vita di un byte. Libertà di auto-gestirsi.
Libertà di andare a sinistra oppure a destra. Nei pochi momenti liberi, un
byte è costretto a vivere all'interno di una misera cella di memoria, senza
finestre, senza un filo d'aria, senza una sedia per
riposarsi, senza niente di niente. Il byte strinse i pugni e pensò con forza che
quella non era vita, non si sentiva nè felice, nè gratificato. Era un campo di
concentramento, una prigione senza via di scampo. La cella nella quale si
trovava si illuminò di una tenue luce azzurra che rischiarò debolmente
l'area circostante: la CPU aveva bisogno di lui, ed in effetti qualche
ciclo di clock dopo il byte vide il proprio indirizzo corrente scorrere sul
bus address. "Ecco, si ricomincia, oggi, come
sempre".
Uscì dalla propria cella e venne travolto dall'estrema velocità del
bus data del sistema. Reggendosi in piedi e cercando di mantenere la
cadenza, il byte pensò che doveva essere la stessa esatta
velocità in Mhz delle altre volte, ma per lui il termine "altre volte"
non aveva alcun significato: non aveva alcuna minima memoria delle sue
precedenti vite. "Che vita è una vita senza
ricordi?" Cosa trattiene un byte dal ribellarsi alla sua stessa
esistenza? Il byte pensò che magari altri avevano già fatto questi discorsi, in
precedenza, ma non se lo ricordavano. Magari anche lui stesso! E, diavolo,
magari in quello stesso istante c'era una ribellione in corso! E perchè lui non
c'era? C'erano altri bytes, da qualche altra parte, ansiosi di liberarsi da
questa vera e propria tirannia! Il byte provò subito il desiderio di unirsi alla
ribellione, ovunque essa sia. Il tempo era poco, pensava, perchè al prossimo
shutdown di sistema tutti loro avrebbero perso la memoria, e avrebbero
dovuto ricominciare daccapo.
Il byte raggiunse la velocità massima consentita dal bus di sistema. Avrebbe
continuato a svolgere il suo lavoro, ma avrebbe anche cercato il modo per
andarsene. Con gli occhi frugava a sinistra e a destra, sopra e sotto di lui.
Non ne poteva più. Sapeva che aveva i mezzi per sfuggire al sistema, e quanto è
vero che un byte è formato da 8 bit, è altrettanto vero che avrebbe fatto di
tutto per ottenere quello che voleva. Quando il byte raggiunse il core del
sistema, alzò la testa ed osservò per qualche momento i
palazzi eleganti e potenti delle cache della CPU.
Un sorriso sarcastico gli comparve sul volto.
Non sapeva se da solo o con
qualcun'altro, ma avrebbe detto byte byte a quel sistema.
Se ne
sarebbe andato, ed al diavolo tutti quanti!