Nomi, fatti e luoghi NON sono
puramente casuali. I fatti raccontati sono ispirati ad una vicenda realmente
accaduta durante la serata di domenica, 23 ottobre 2005 nella mia
famiglia.
La famiglia era riunita a cena. Ridendo purtroppo delle disavventure del
governo, si mangiava in un'atmosfera divertente e rilassata. I due figli
Igor e Omar, manco fossero due terroristi (uno ceceno, l'altro
mediorientale), erano stati allo SMAU quel giorno, e raccontavano ai genitori
quello che avevano visto, fatto e comprato.
"Beh,
insomma, alla fine siamo andati negli stand Microsoft e trovare degli amici e a
vedere un po' qualcosa di interessante." - disse Igor, concludendo
il suo racconto appassionato. Ma suo papà lo interruppe
improvvisamente.
"A proposito, Igor, ascolta, sul mio
computer non mi parte quel programma lì, Winpix....quello per ascoltare gli mp3.
Puoi vedere, dopo?"
Igor sospirò sconsolato: nello zaino aveva una
bella confezione di Quake 4 presa nel pomeriggio. Desiderava provarlo, ma
avrebbe dovuto rimandare di un po' per poter dare un'occhiata al PC di suo papà
che, guarda caso, aveva sempre qualche problema di qualsiasi tipo.
"Uffa, papà! Il programma si chiama Uindous-media-pleier, dai...non
è difficile...Ho da fare, facciamo alla svelta, prima il caffè!".
La
famiglia pian piano finì di mangiare, ed arrivò il momento del caffè.
La struttura hardware del PC stava lentamente
sfaldandosi. Attivo da miliardi, miliardi, miliardi e miliardi di
cicli di clock, i componenti fisici del sistema avevano raggiunto una
temperatura anomala, che avrebbe potuto provocare un crash distruttivo. L'OS era
attivo e funzionante, ma in stand-by. Da quando i protocolli di rete avevano
assegnato l'indirizzo IP all'interfaccia di rete ETH0 (quasi 25 giorni prima),
il sistema non aveva mai subìto un reboot, nè uno shutdown completo. Il motivo
era semplice. Erano attive due condivisioni sulla LAN: una sulla stampante
laser, e l'altra sulla stampante ink-jet che servivano agli altri PC della rete.
Il PC, quindi, era mantenuto costantemente acceso giorno e notte. I bytes del
sistema avevano sempre più difficoltà a rispondere ai comandi del kernel.
Capitava a volte che un bus svanisse tutto d'un tratto, gettando nel
panico i bytes che stavano viaggiando su di esso, costringendoli a
memorizzarsi in celle di memoria sbagliate. L'attività dell'hard-disk era
scarsa, è vero, ma le continue letture e scritture fallivano costantemente per
questioni fisiche che l'OS non riusciva a controllare e ad
evitare.
Igor si sedette davanti al PC, con dietro suo papà che cercava di capire cosa
stesse facendo. Il ragazzo diede un colpetto allo Shift della tastiera per
attivare il PC dello stand-by. In pochi attimi, sul monitor 15" apparve il
desktop di Windows XP. Bastò un'occhiata per capire dov'era il problema: il
collegamento a Windows Media Player era inspiegabilmente
scomparso. Igor lo ripristinò, provò a lanciarlo e si accorse che WMP era la
versione 9, e non la 10 che invece usava lui sul suo PC.
"E' già a posto, ma aspetta, dato che son qua, ti installo Uindous
media pleier 10, così hai la versione nuova come la mia." - propose,
ansioso di fare veloce.
"Va bene, fai un po' quello che
vuoi, l'importante è che mi fai sentire la musica!".
Igor, sicuro,
lanciò l'installer di WMP 10 preso dalla directory
Download del PC. Attese paziente che il setup finisse.
"Cr0e1are sh1or0tcut, EXE0000file.
Autentico, valido,
ordino.
A1cce00000sso......condivisione LAN,1111ancio
installer0mpsetup.exe.
Regi111stry, 0copia files, creare
shortcut.
R1ch1esto reb00t.
Aut......................enti..co,
valid.....no"
Non appena arrivò la richiesta di reboot, l'OS non seppe più
sopravvivere. Il calore, un'autentica arma di distruzione di massa, si
abbattè sulla struttura logica degli hard-disk del sistema. La tabelle di
partizione vennero annientate da un'ondata di calore che era cresciuta
secondo dopo secondo, spazzando via i dati e le informazioni necessarie all'OS
per recuperare i bytes memorizzati. I bytes erano ancora tutti lì, ma nel
delirio, nella confusione: come le gocce d'acqua in un mare nero infinito,
andavano allo sbando, a caso e senza alcuna possibilità di essere ripristinati
nelle giuste locazioni di memoria. Uno dei tanti byte ebbe l'ordine di
parcheggiarsi all'indirizzo 0x89y30, ma il bus ovviamente non ci sarebbe mai arrivato: il byte esplose nei suoi 8 bit, e a loro volta gli 8 bit si dispersero come energia pura.
Le direzioni virtuali e gli spazi di indirizzamento erano casuali. Invece di
assumere le sembianze di canali di comunicazione lunghi e precisi, i bus a
32-bit esplosero formando strutture digitali anomale, incapaci di
contenere bytes come al solito. La richiesta
di reboot fu l'ultima operazione attuata dall'OS.
Poi, l'OS smise di
esistere.
Soddisfatto di aver fatto alla svelta, Igor cliccò diede il comando di
reboot al sistema. Attese qualche istante che XP facesse il proprio dovere.
Poi si alzò dalla sedia.
"Toh, a posto. Quando riparte,
lancia l'icona di uindous-media-pleier e sei a posto."
Qualche minuto dopo, Igor sentì una voce che lo chiamava dalla
mansarda.
La voce era preoccupata ed ansiosa.
"Oh,
Igor, mi sa che qui il computer si è rotto."
Frasi, parole, gesta ed altri avvenimenti successivi a questo sono stati
auto-censurati.