Pochi giorni fa ho parlato di alcune complicazioni
quando si tratta di lavorare con piccoli clienti, facendo riferimento (tra le
altre cose) anche al grado di customizzazione che i nostri software devono
attuare per avere una marcia in più. Questa mattina ho letto con molto
interesse questo post di un certo Chris Jackson. Il titolo,
How Much Personalization Should Your Software Support?, dice
già tutto.
E' un post molto interessante, perchè fa alcuni esempi relativamente ad
Office e a Media Player che dimostrano praticamente come sono state messe in
pratica certe guidelines Microsoft su questo tema. Tra l'altro, vengono
riportate due frasi che sono agli antipodi della filosofia: "because of their widely varying skills and preferences, users must be
able to personalize aspects of the interface" è la prima, mentre
la seconda dice "how personalization can lead to a degrading user
experience". Nonostante sia convinto, per
esperienza, che scrivere software molto customizzabile renda moltissimo, mi ha
fatto riflettere effettivamente che ci sono comunque delle controindicazioni. Ad
esempio, se diamo troppe possibilità all'utente di personalizzare l'ambiente,
alla fine potremmo essere in difficoltà a dargli assistenza per telefono, perchè
mentre magari noi ci immaginiamo mentalmente il nostro software, sul PC
dell'utente appare in tutt'altro modo. Ricordo quando lavoravo in un piccolo
provider, anni fa, ed aiutavo gli utenti per telefono che attivavano gli
abbonamenti da noi: li seguivo passo passo nella configurazione delle caselle
e-mail con Outlook Express dell'epoca e diciamo che me la cavavo. Ma se fosse
stato possibile stravolgere o far scomparire il wizard di OE, sarebbero stati
guai. Mi è anche piaciuta l'analisi critica che viene fatta delle toolbar -
specialmente applicate al mondo Office - critica che ha portato alla
realizzazione delle mitiche ribbons.
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