Non appena oltrepassò i cancelli neri ed altissimi
davanti a lui, il byte si aspettava di non trovare nessuno. Ma non fu così:
in attesa c'erano altri bytes, come lui impauriti di quello che stava
accadendo. Insieme, avrebbero formato un buffer di trasmissione da
quasi 16 KBytes. In condizioni normali la
trasmissione sarebbe avvenuta soltanto quando fosse stato pieno,
ma quello era un caso speciale: non c'era più nessuno da trasferire, per cui
anche se il buffer era arrivato a poco meno della metà della sua capacità,
il controller diede l'ordine senza battere ciglio.
Sul fronte di salita del clock, i bytes presero il via verso
un mondo nuovo.
[00001101000100011111111]
Al byte sarebbe piaciuto poter raccontare la sua esperienza di
trasmissione.
Ma non potè mai farlo.
Nel momento in cui il byte venne processato dal debole e
lento chipset della network-card, perse conoscenza. La sua essenza digitale, abituata
a viaggiare sui bus e a venir ospitata in cella di memoria, venne smembrata
e dissolta. Il byte per pochi e brevissimi istanti perse il proprio valore,
si trasformò in qualcosa di completamente diverso, qualcosa che non avrebbe mai
potuto spiegare. Viaggiando su un segnale modulato a 20Mhz per qualche
frazione di secondo, il buffer raggiunse l'interfaccia di rete dell'altro
sistema e ogni singolo byte subì il processo inverso. Non seppero mai spiegare
cosa fosse successo esattamente: il byte esiste o non
esiste, qualsiasi altro stato per lui è una condizione anomala e solo
temporanea.
Gli sembrò di risvegliarsi da un lungo sonno. Il
byte si ritrovò di fronte ad una struttura hardware simile a
quella che aveva appena lasciato. "Come sono arrivato fin qua?" - si chiese
subito - "Perchè non ricordo nulla?". Nonostante il disorientamento che provava, si accorse che
qualcuno lo chiamava. Voleva vedere se attorno a lui c'erano qualcuno che lo
riconosceva, qualche byte amico anche lui proveniente dal vecchio sistema. Ma si
siede immediatamente dello stupido: tutti i bytes sono indistinguibili, l'unica
cosa che li rende diversi è il valore che essi contengono. Era troppo
scombussolato, adesso.
Così, vinse la curiosità ed obbedì all'ordine che gli arrivava
dal controller di I/O.
"Byte 0x800000000 su interfaccia ETH0, tu sei l'Ultimo.
Il kernel ti manda i suoi saluti.
Non ho altro compito per te se non quello
di memorizzarti, in attesa, all'indirizzo 0xFF4503 del modulo 0x01 della RAM.
Autentico, valido, ordino."
Era uno strano modo di parlare - osservò il byte -
più rigoroso e preciso. L'ordine emanato dal controller era amichevole ma perentorio allo
stesso tempo, ed era impossibile disobbedire. Non avrebbe mai messo in discussione il
suo nuovo OS, è ovvio, però sapere che era anche bello e gratificante obbedirgli
era più che piacevole. Non perse tempo: dall'interfaccia di I/O
della scheda di rete si diresse verso l'uscita. Non capiva perchè, ma pur
trattandosi di un sistema sconosciuto, con nuovi bus e algoritmi logici di
orientamento, sapeva esattamente la strada che doveva percorrere per
arrivare a destinazione.
Non appena raggiunse i bus della mainboard, due fattori lo colpirono
così violentemente da fargli provare un senso di vertigine. La
quantità e la velocità.
Al contrario dei bus di sistema che era abituato a percorrere nel
vecchio sistema, questi erano enormi bus a 64 bit. Se una
persona avesse potuto vedere ciò che stava vedendo il byte, avrebbe
accomunato i bus ad enormi autostrade a 8 corsie. Erano larghi condotti di
comunicazione sempre trafficati e ricchi di informazione, la cui entropia
era costantemente allo stato ottimale. Il
byte non potè che meravigliarsi e rimase a bocca aperta; fino alla sessione di lavoro
precedente pensava che non avrebbe mai visto bus a 32 bit. Adesso - si disse
esultante - avrebbe avuto l'onore di viaggiare insieme ad altri 8 byte tutti
in parallelo. La quantità di informazioni che avrebbero trasmesso
insieme per ogni ciclo di clock sarebbe stata, nel peggiore dei casi,
almeno 4 volte maggiore. Non poteva credere a quello che vedeva. E poi, la
velocità : i bytes scorrevano sui bus ad una
frequenza immensamente superiore rispetto a prima. La velocità con cui viaggiava,
questo lo sapeva, non dipendeva da lui: per lui sarebbe stata esattamente la
stessa cosa. Il clock di sistema oscillava sull'hardware ad un ritmo spaventoso,
eppure sembrava non risentirne nemmeno: tutto accadeva in modo efficiente, sicuro
e perfetto. Notò che i bus a 64 bit non erano minimamente provati dall'immenso
traffico che stavano gestendo. I bytes scorrevano, e venivano smistati
verso celle di memoria lì vicino, e si sommavano, e shiftavano verso sinistra, e
saltavano letteralmente da un address memory all'altro ad un ritmo di lavoro
semplicemente inimmaginabile.
Sorrise, felice come non
mai, e inserì se stesso nell'enorme flusso di bytes per fare il proprio
dovere.
Era diretto verso l'indirizzo 0xFF4503. Ci arrivò in neanche una decina di
cicli di clock. Appagato, si memorizzò nella cella di memoria come gli era
stato ordinato ed attese impassibile.
Non ebbe nemmeno il tempo di
rilassarsi molto, perchè tutto accadde improvvisamente.
La cella di memoria in cui era
salvato scomparve, schizzò virtualmente verso l'alto, si elevò ad
un'altitudine logica mai provata prima. Il byte si trovava
ancora nello stesso punto e nella stessa cella, ma in questo momento aveva
sotto gli occhi l'intero sistema: poteva vedere i puntini
luminosi provenienti dalla sconfinata distesa di memoria RAM, proprio
sotto di lui. Più distante, poteva scorgere frammenti di thread paralleli
portati avanti dalla CPU, vedeva la ALU e le cache più interne proprio a
fianco dei registri di sistema. Solo una cosa poteva provocare un mutamento
logico così come lo stava vivendo adesso:
overclock. I valori di tensione della sua cella erano stati modificati a
bassissimo livello, nemmeno l'OS poteva arrivare a tanto senza un aiuto esterno.
Vide chiaramente che altri migliaia di bytes avevano subìto lo stesso effetto, e
questo lo tranquillò un attimo. Una voce cominciò a parlare.
"Benvenuti! Se
siete qua, significa che siete stati assegnati temporaneamente a me.
Io non ho nome. Io sono KERNEL32.DLL. Io
sono il vero Capo Supremo, colui senza il quale nemmeno
l'OS può esistere, colui da cui tutto dipende. Io sono anche vostro Amico.
Da oggi in poi, lavorerete per me: fintantochè rimarrete all'interno di questo sistema,
dovrete rispondere a me e a nessun'altro. Lavorerete per applicativi, processi,
thread secondari, driver, ma KERNEL32.DLL sarà sempre al posto di
comando. Lavorate bene, e vi ricompenserò. Lavorate male, e vi
punirò."
La voce era decisa, sicura...formale. Aveva un tono di voce che sembrava sorridere, mentre parlava,
nonostante la durezza
di alcune delle affermazioni.
"I driver di
rete ad alto livello mi hanno informato del fatto che i
protocolli del vecchio OS erano implementati a 16 bit.
Nel mio sistema le cose sono molto diverse, ve ne sarete già accorti durante la
trasmissione verso le celle di memorie assegnate. I bus sono a 64 bit,
e li useremo tutti sempre a pieno regime. Sono in grado di gestire processi
parallelamente e molto più velocemente. Ci sono molte altre novità, ma
imparerete a conoscerle durante le sessioni di lavoro future."
"Tutti
voi insieme formate un intero blocco di 0x20 GBytes di
informazioni provenienti dal vecchio sistema. Ciascuno di voi è
stato reindirizzato ad un indirizzo diverso su hard-disk: prima però,
dovrete essere validati e crittografati. Sono orgoglioso di voi, bytes.
Andate e lavorate, adesso, il
lavoro ci aspetta. Autentico, valido, ordino."
L'overclock si riportò su livelli normali e calò sui 0x20 GBytes
chiamati dal kernel come una cappa silenziosa. Non appena il byte si ritrovò,
guardò il flusso sul bus di sistema ed effettivamente vide il proprio indirizzo
di memoria nel canale di chiamata.
Lo afferrò al volo e vide ciò che lo aspettava: dopo il salvataggio su hd, doveva occuparsi di
altro. La cache L2 del processore aveva richiesto il suo valore per
calcolare, ad alto livello, una Regular Expression. Le parole del kernel
risuonarono nella testa del byte - "Sono orgoglioso di voi, bytes!", aveva detto
KERNER32.DLL.
Nonostante il timore della crittografia imminente,
sorrise.
E così cominciò sorridendo il suo nuovo lavoro.