E' incredibile come il mio cervello, ammettendo per assurdo di averne uno, non riesca a fare certe cose in certi momenti della giornata. Mentre spesso la domenica mattina sono colto da un raptus di programmazione, la stessa cosa non mi succede mai il sabato o la domenica pomeriggio, quando generalmente sono fuori con amici o in giro a fare la spesa. Quando - sempre la domenica - mi tocca fare qualche conto a mente (fatture o contabilità relative alla mia attività), proprio non ce la faccio: devo scrivere su carta.
O ancora, mi riesce terribilmente difficile scrivere un racconto sui bytes la sera, dove teoricamente avrei più tempo per farlo e sarei più rilassato. E' come se la fantasia e l'inventiva in quella parte della giornata non esistessero: l'altra sera dovevo scrivere due righe sul Messenger ad un amico, due righe che dovevano essere forti e piuttosto incisive. Ho avuto un vuoto di memoria, l'ho fatto aspettare due minuti, mentre se magari dovessi farlo adesso saprei esattamente cosa scrivere o dire, e quindi risponderei in due secondi. E' come se il cervello, con il passare del tempo, si adegui al nostro bioritmo, a quello che facciamo quotidianamente, ad una sorta di orologio interno del nostro fisico.