All'inizio del tempo, nacque il byte. Il byte era solo, e le sue capacità di calcolo erano estremamente limitate: tutto ciò che poteva fare era spostare o sommare i suoi 8 bit interni, seguendo le logiche impartite. Non aveva altri bytes con i quali accoppiarsi, con i quali metter su array, o strutture ancora più complesse come gli oggetti. Poteva solo contare da 0x00 a 0xFF in qualche frazione di secondo, ma non aveva alcuno scopo, e perciò smise presto di farlo.
Ma poi - con il passare del tempo - nacquero altri bytes accanto a lui. byte[0], il progenitore, cominciò a sentire un po' più di potenza. Unendosi ai pochi altri che vivevano accanto a lui, poteva andare un po' più in là, spingersi verso confini un po' più lontani. E non per il solo fatto che 2 bytes possono contare un po' più a lungo. E i bytes presero a moltiplicarsi e a vivere cooperando fra loro. Distese di memoria ROM e RAM di ogni tipo fornivano loro l'environment ideale nel quale vivere, address di memoria nei quali persistersi e veloci bus sui quali spostarsi. E i bytes - che prima si riunivano in banchi da 16Kb - si espansero sempre più, formando community virtuali di blocchi da 32Kb, poi da 64Kb, fino a raggiungere i giorni nostri, dove banchi da 1Gb sono all'ordine del giorno.
Nacque infine un byte che faceva cose mirabolanti con i bytes adiacenti. La sua abilità nell'unirsi con altri migliaia di bytes era diventata - con il passare del tempo - sempre più veloce ed efficiente. La potenza del byte - lo capì ben presto - sta nella sua capacità di interfacciarsi con gli altri, così da poter elaborare dati ed informazioni in modo sempre più produttivo ed utile, costruendo domini applicativi, intere applicazioni e complessi sistemi in grado di scalare velocemente tutti i layers dell'hardware fino a raggiungere la UI ed impattare direttamente con i processi fisiologici di decodifica dell'utente.
E più macina dati, più la sua coscienza cresce in un' escalation senza fine,
tendendo all'infinito verso il punto di fusione tra tecnologia e magia.